Certamente, i suoi governi, non sono caduti per sue spontanee dimissioni
Come quasi tutte le campagne elettorali svoltesi nel nostro paese, dall’immediato dopoguerra ad oggi, anche quella in corso per eleggere il nuovo parlamento europeo, sta creando un clima incandescente con pesanti ricadute sulla dialettica strettamente politica ed elettoralistica.
Nessuno pensi che si voglia assumere la difesa d’ufficio di Berlusconi, perché tutti sanno che è capace di difendersi benissimo da solo, oltre che disporre di un corposo gruppo di legali capeggiati dal più prestigioso “principe del foro”, l’avv. Coppi.
La vera ragione dell’interessamento, quindi, va ricercata nel desiderio di valutare, in modo asettico e disincantato, alcune notizie interessanti che campeggiano sui quotidiani di questi giorni.
Non è un mistero per nessuno che l’ex cavaliere va predicando da tempo di essere stato vittima di vari “colpi di stato”, prima, durante e dopo la sua uscita da Palazzo Chigi, ma non ha mai potuto fornire prove e testimonianze certe, sicchè non è stato mai preso sul serio se non dai fedelissimi del suo partito.
La novità è rappresentata dal fatto che, a surriscaldare i toni già roventi di questa polemica, sono intervenuti (forse loro malgrado), due importanti personaggi stranieri. Si tratta. com’è noto, del giornalista e scrittore Alan Friedman, autorevole firma del “Financial Time” di Londra e di Timiothy Geithner, già ministro del tesoro degli Stati Uniti durante il primo mandato del Presidente Obama.
Costoro, infatti, hanno scritto nei loro rispettivi libri “Ammazziamo il gattopardo” e “Stress Test”, che nella seconda metà del 2011 ci sarebbero state varie e diverse manovre per far cadere il governo Berlusconi, ipotizzando scenari se non proprio illegali, quantomeno inopportuni e contro la deontologia diplomatica, politica e democratica.
La cosa certa è che il governo è puntualmente caduto e commetterebbe un grossolano errore chi pensasse o volesse far credere che tutto ciò sia avvenuto per libera scelta del capo carismatico del centro-destra.
Per chi, come noi, non è in possesso di elementi certi ed inconfutabili, è estremamente difficile accreditare o respingere l’ipotesi del “complotto”, ma comunque siano andate le cose, qualche ombra di dubbio rimane. La ragione diventa più semplice e comprensibile se si analizza la personalità e l’autorevolezza dei due protagonisti stranieri, apparentemente molto lontani dall’ex cavaliere e dal berlusconismo in generale. Certo, gli stessi, quanto alla tempistica non possono essere considerati degli sprovveduti, perché sapevano benissimo della campagna elettorale in corso, come pure non potevano “non sapere” che avrebbero offerto un valido contributo alla teoria complottista del fondatore e presidente di “Forza Italia”.
I primi risultati sono già arrivati: richiesta di una commissione d’inchiesta parlamentare, bombardamento mediatico, attacchi concentrici verso i presunti responsabili e mobilitazione generale degli organismi del partito. Se non si va oltre è soltanto perché è fondato ed avvertito, da parte dell’interessato, il timore di vedersi tramutata la pena accessoria dell’affidamento ai servizi sociali, in arresti domiciliari se non addirittura, nella reclusione nel carcere milanese di S. Vittore