Politica
Se a destra litigano, a sinistra si “menano”
Il nostro è veramente uno strano Paese in cui le legittime istanze del popolo sovrano vengono sistematicamente sacrificate sull’altare dei propri interessi personali e di bottega.
La fase che stiamo attraversando è certamente una tra le più difficili nella nostra storia recente e l’aspetto più grave è il sostanziale disinteressamento generale con tutta una serie di circostanze aggravanti per chi potrebbe e dovrebbe trovarne i rimedi e le soluzioni.
Lo scenario che si presenta sotto i nostri occhi, offre letture contrastanti e sconcertanti perchè se qualcuno non decide di rischiare di “perdere la faccia” con inevitabili inversioni di marcia, allo stato impreviste ed imprevedibili, la “Caravella Italia” sembra inevitabilmente destinata ad inabissarsi e non si sa se e quanti superstiti potranno essere raccolti e da chi.
Prescindendo dalle spesso fallaci previsioni dei sondaggisti, oggi il PD rappresenta, non si sa ancora per quanto, il primo partito ed anche l’azionista di maggioranza nell’attuale governo dell’on. conte Paolo Gentiloni che sta suscitando sempre maggiori consensi.
Si dà il caso, però, che l’attuale segretario ed ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dispone di una maggioranza “bulgara” all’interno della segreteria ottenuta, peraltro, democraticamente attraverso le primarie, ma potrebbe non bastare.
Infatti nel frattempo c’è stata una sofferta scissione e fortissimi mal di pancia che sicuramente mettono a rischio l’automatica candidatura a Palazzo Chigi dell’ex sindaco di Firenze.
Ma in questo caravanserraglio, che crea complessi scenari in cui recitano mediocri attori di avanspettacolo nei teatri di periferia, non sono estranei i risultati dei ballottaggi nelle ultime elezioni amministrative, sicché riteniamo che la situazione attuale possa essere riassunta nel famoso proverbio greco: “Se Atene piange, Sparta non ride”.
L’accostamento non è casuale, né campato in aria perché all’interno del centro-destra, uscito vincitore non tanto per meriti propri quanto per demeriti altrui, il segretario della Lega-Nord Salvini, non perde occasione per rivendicare la leadership dell’intero schieramento e presentarsi come candidato premier alle elezioni politiche previste per la primavera prossima.
Evidentemente non conosce, o finge di non conoscere, le attitudini e le capacità di coordinamento del leader carismatico di Forza Italia, Silvio Berlusconi, il quale sia pure con i suoi 80 anni sulle spalle e la mannaia della “legge Severino”, sa benissimo di non potersi candidare né, tanto meno, di essere eletto, ma non sembra abbia alcuna voglia di mollare, incoraggiato o deriso, (a secondo dell’ispirazione politica delle varie “testate”), anche dai media, costretti, come sono, a dargli ampio spazio sulle prime pagine dei rispettivi quotidiani.
Ciò premesso emerge il convincimento che il Cavaliere reciterà ancora un ruolo molto importante nella vita politica italiana ed anche il “rottamatore” è consapevole, perché con la propria arroganza e la smoderata spavalderia, ha contribuito molto alla sua “resurrezione politica” ritenuta ormai certa ed inarrestabile da quasi tutti i maggiori osservatori ed opinionisti italiani, e non solo.