Masochismo ed economia
Masochismo ed economia
Roma, 10 gennaio 2020 – Mentre il mondo si incendia sempre di più fra minacce e attacchi devastanti e Trump, Erdogan, gli Ayatollah, l’Europa (vale a dire Berlino) e la Libia, guidano una situazione sempre più incandescente, il M5S si incendia sempre di più per l’inadempienza sempre più elevata dei suoi militanti, per quanto riguarda i versamenti sulla piattaforma del sito.
Non c’è giorno che i militanti M5S non compaiano ai TG condannando il comportamento e rivendicando (come rinfacciamento) l’uso fatto con i contributi pervenuti da coloro che sono rimasti fedeli alle disposizioni statutarie. Contributi a medie e piccole imprese, che significa “familiari” (un negozio, un laboratorio), poi a qualche altro ente e finanziamenti alle scuole per quelle necessità di cui lo Stato???!!!… Si; siamo d’accordo; tutto encomiabile e degno della più lusinghiera considerazione, ma qui il problema è un altro. Queste contribuzioni a queste imprese, aiutano certamente i beneficiari a non dichiarare “bancarotta”, ma non risolvono il problema che li ha portati allo stato di bisogno perché non “incidono” nel sistema economico. Questo significa che quando i singoli beneficiari di questa iniziativa ricevono questo “beneficio”, questo “beneficio” si risolve come il “reddito di cittadinanza e di Inclusione” e il beneficio stesso diventa un mezzo assistenzialistico, invece che incrementante l’Economia.
La situazione si spiega con l’aritmetica. Le piccole e medie imprese acquisiscono questo “beneficio” ma questo va a favore della crisi in cui versa il settore perché, nella mancanza della “materia prima” dell’impresa, che è la vendita del prodotto o del servizio, derivante dalla mancanza di liquidità circolante sulla piazza, non incrementerà questa liquidità e la situazione economica ristagnerà ancora.
A questo punto, la condizione è elementare; il M5S ormai è sull’orlo del collasso e con una consultazione elettorale anticipata, scompare dalla scena politica per cui nessuno della compagine governativa e parlamentare si azzarderebbe a provocare una crisi ma, in questa situazione, il Movimento cerca un appiglio che gli conceda ancora “credibilità”. Il contesto internazionale non lo aiuta perché di Maio appare come il “ragazzino” in mezzo ai giganti e l’esodo dei componenti il Movimento verso altri gruppi, Lega, in primis, non si ferma ed è un chiaro segno della crisi che il Movimento sta attraversando. Qual’è l’”appiglio” a cui si aggrappa il partito? In questo sistema che sta esplodendo da tutte le parti, il Movimento sventola il “vessillo” del “finanziamento alle medie e piccole imprese”, che sono quelle a conduzione familiare, che è stato possibile grazie al contributo derivante dall’autotassazione dei fedeli allo statuto. Questo contributo, consente a queste imprese di “respirare” un po’ ma, alla pari dei “Redditi”, all’Economia non le fanno proprio niente, anzi!!!…
La risoluzione costruttiva non dovrebbe essere l’autotassazione dei componenti un partito, nonostante costoro ne vadano orgogliosi, perché questa è come una “colletta di beneficenza” e, come tale, non risolve il problema che ne ha generato la necessità, ma lo conferma e lo incrementa; quel problema va risolto con la “riforma del fisco” perché solo questa può incidere favorevolmente e profondamente nella trasformazione del sistema economico e produrre l’aumento e la circolazione della liquidità, la cui mancanza UCCIDE il settore che ha generato lo stato di bisogno.
Apprezziamo la fede e la generosità di quanti hanno versato la loro quota a fini certamente altruistici, ma guardando la realtà da un’altra angolazione, questa operazione, per come è stata concepita e fatta, è più masochismo che Economia, anzi di Economia non c’è proprio niente.
Vorremmo fare presente, a tal proposito, che molti anni fa, in tempi di Lire, si incontrarono in un gazebo dell’allora PCI, una militante, che faceva il suo turno di presenza, e un visitatore. Il Partito usciva da una “raccolta fondi”, cui avevano dovuto aderire i militanti, per uno scopo che al momento sfugge. Preso a dialogare, i due, l’argomento che venne fuori fu questo finanziamento perché la militante rivendicò, anche indispettita, di essersi “onorata” di versare per alcuni mesi, la metà del suo stipendio alla causa del Partito. I risultati non furono quelli che il Partito si prefiggeva e il visitatore glielo fece notare e questa rispose con una smorfia indispettita che era una prova tangibile di quanto era ancora “radicato” il “pensiero unico”.
Un paragone tra quello che era il PCI e quello che impone oggi dogmaticamente lo Statuto del M5S; quali sono i risultati? Dogmi, illusioni e masochismo.