La chiesa alza il tiro sui matrimoni gay

Roma, 22 maggio – L’approvazione del disegno di legge sui matrimoni civili ha profondamente diviso gli Italiani e si prospettano, ora, referendum per l’annullamento, vertenze giudiziarie ed aspre polemiche dentro e fuori degli schieramenti politici.

L’aspetto più sorprendente ed inusuale è  rappresentato dalla sostanziale inconsistenza della “neutralità” della gente, perché, in questa occasione, ha preferito disporsi dall’una o dall’altra parte.

Contro questo provvedimento legislativo si è schierata in prima linea la Chiesa di Roma, coinvolgendo in qualche modo anche Papa Francesco che, in un’intervista ad un quotidiano francese, ha invitato i fedeli a ribellarsi contro i matrimoni tra due persone dello stesso sesso.

Il Pontefice si sarebbe spinto oltre, non escludendo, per gli ufficiali di stato civili cattolici, l’alternativa della pura e semplice obiezione di coscienza di fronte a casi del genere, motivandola come puro e semplice atto di civiltà.

Ancor più pesante ed articolato l’attacco del Presidente della CEI, Cardinale Bagnasco, il quale ha affermato nell’assemblea plenaria dei Porporati, che qualora non si registrasse una inversione di tendenza, presto si arriverebbe all’”utero in affitto”, con conseguenze devastanti per le classi più deboli e più bisognose.

La reazione dei politici (favorevoli e contrari), non si è fatta attendere e, com’era inevitabile, si può dire avrebbe già avuto delle ricadute sulla campagna elettorale per le ormai prossime elezioni amministrative.

Infatti, quasi tutti i candidati sindaci delle maggiori città interessate, si sono già posizionati in sostegno o contro questo tipo di matrimonio, salvo, poi, di un successivo sostanziale ridimensionamento delle loro opinioni espresse, precisando che tutte le leggi dello Stato vanno rispettate ed applicate, il che, in qualche misura,  potrà influire sul consenso degli elettori.

Allo stato attuale delle cose nessuno è in grado di prevedere come andrà  a finire, anche perché, la sentenza del Consiglio di Stato sulla riammissione delle liste bocciate dal TAR come la sinistra romana di Fassina, i Fratelli d’Italia della Meloni a Milano ed il NCD di Alfano a Cosenza, ha completamente rimescolato le carte, costringendo anche i sondaggisti a rielaborare radicalmente le loro previsioni, anche  se si potranno ancora fare, ma non pubblicarle perché vietato dalla legge elettorale.

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