Un modo nuovo di governare
Roma, 18 giugno – Se riuscissimo ad osservare, senza pregiudizi ed ideologie di parte, il quadro politico italiano durante la breve fase renziana, dovremmo candidamente ammettere che questo nuovo tipo di governare, pregno di un insolito “decisionismo” esasperato, potrebbe indurre qualche personaggio autorevole, a proporre la “nomination” di Renzi al Premio “Oscar”’ per la politica, (allo stato non esiste) come “migliore attore protagonista” dell’anno.
È fin troppo evidente che al consenso degli amici e dagli alleati, si contrappone il dissenso degli avversari, ma tutto ciò rientra nelle regole democratiche, per cui è importante solo quantificare i pro ed i contro.
Gli osservatori dal “capo bianco per antico pelo”, non ricordano condotte analoghe, sia nella prima che nella seconda repubblica, evidentemente perché non vi sono state.
Infatti, i contrasti venivano generalmente sanati con innumerevoli, lunghi e noiosi compromessi resi, peraltro, necessari da una diversa legge elettorale di stampo proporzionale.
E così, anche i partitini meno importanti, spinti dalla bramosia del potere, riuscivano a condizionare ed anche ricattare i partiti maggiori e si finiva con le frequenti crisi di governo la cui durata non superava mediamente i nove mesi.
Ormai non sono in pochi a chiedersi da cosa derivi l’ostentata sicurezza del Premier convinto, come appare, di far approvare le riforme annunciate e condurre la legislatura alla sua scadenza naturale, 2018.
La vertenza scuola era (ed è) molto importante, non solo per la complessità e la delicatezza, ma anche, e soprattutto, per la risicata maggioranza al Senato che comportava notevoli rischi di una plateale bocciatura con le conseguenze che si possono immaginare.
Eppure, il voto di fiducia sul maxiemendamento presentato dal governo, è passato con un margine di sostenitori superiore alle previsioni, sia pure con la perdita di qualche “pezzo” all’interno del PD.
Ed a questo punto la domanda sorge spontanea: Renzi ha dei sostenitori occulti ultrapotenti
sui quali possa incondizionatamente contare per le sue scelte politiche e programmatiche, oppure è perfettamente consapevole che nessuno dei componenti del Parlamento voglia una crisi al buio perché sarebbe estremamente difficile riconquistare la poltrona perduta ?
Ora il suo problema più grosso riguarda l’applicazione della legge “Severino”, che non può
risolvere con la sua nota magniloquenza, perché il decreto di decadenza del presidente della Regione Campania, De Luca, appena firmato, avrà sviluppi inimmaginabili.
Infatti i suoi oppositori già l’accusano di “legge ad personam” e ricordano che Berlusconi, per la stessa legge, venne cacciato “a pedate” dal Senato della Repubblica.
In questa complessa vicenda si staglia maestosa la sagoma della Magistratura che, di fatto, sovrasta sia il potere esecutivo che quello legislativo, con buona pace dei padri costituenti.