Su tutti i giornali e TV la notizia che è stato identificato l’Agente che ha calpestato la ragazza durante la recente manifestazione di Roma, il quale, presentatosi in Questura, ha detto:”Non me ne sono accorto…”; di poco anticipato dal Capo della Polizia Pansa: “E’ un cretino,va punito!”.
A difendere l’Agente, come di consueto, i Sindacati di Polizia.
La storia e le polemiche si ripetono, tanto che tre anni fa la guerriglia urbana a Roma, a metà ottobre, in Piazza San Giovanni, ebbe come conseguenza ben 71 feriti tra Carabinieri e Polizia. Allora, i Sindacati di Polizia auspicarono provocatoriamente che nei servizi di O.P. i Pubblici Ministeri affiancassero i Poliziotti a garanzia di questi ultimi; mentre il COISP, Sindacato benemerito nella tutela dei diritti: “Perché nessuno pensa a mettere un numero di riconoscimento a chi scende in piazza con il volto coperto, armato di spranghe e bastoni, protetto da caschi e scudi?…Perché nessuno si preoccupa di come individuare chi occupa strade e stazioni, chi blocca ambulanze e mezzi di soccorso, chi lancia pietre, lame o estintori contro le Forze dell’Ordine?”.
Il dibattito è ampio. Si pensi che tra il 27 giugno e il 3 luglio 2011, in Val di Susa, per gli incidenti causati dai manifestanti “No Tav”, ci furono oltre 250 feriti tra Polizia e Carabinieri.
Ora una riflessione, andando a ritroso nel tempo, sul gran tema dell’ordine pubblico, gestito da responsabili di indiscusso valore e capacità.
Le Forze dell’ Ordine, dal dopo guerra (cito, tra i numerosi episodi, l’attentato a Togliatti nel ’48 e i fatti del luglio 1960, quando per i gravi disordini cadde il Governo Tambroni), sono state unico presidio di legalità a tutela dei Cittadini. Con il loro comportamento fermo, ma vigile e consapevole, evitarono più volte l’insorgere di situazioni che avrebbero portato alla guerra civile. Ma questa azione, sotto l’egida della legalità, per la tutela della parte migliore d’Italia, quella che lavora e paga le tasse, si verificò, soprattutto, nella seconda metà degli anni ’70. Si fronteggiarono, allora, sia il cosiddetto “Movimento del ’77”, sia le contrapposizioni di piazza di destra-sinistra, veri prodromi di guerra civile attuata con precise tecniche di guerriglia urbana armata tanto auspicata da taluni ambiti politici sostenuti da beceri predicatori di violenza, denominati nobilmente “Cattivi Maestri”, veri nemici della democrazia, con l’aggravante di essere ben finanziati con sonanti rubli dell’Est Europa. Precedentemente, durante l’autunno caldo (1968/’69), invece, un grosso supporto al mantenimento dell’ordine nelle manifestazioni e nei cortei fu offerto dai Sindacati nazionali dei lavoratori che, d’intesa con le Questure, svolsero un’attenta azione di vigilanza curando la sicurezza delle zone d’interesse come anche l’individuazione di eventuali infiltrati provocatori. Unico incidente di rilievo, in quel difficile periodo, denominato appunto “autunno caldo”, fu quello in cui rimase ucciso l’ Agente di PS Antonio Annarumma, a Milano, il 19 novembre del 1969, con il cranio fracassato da un tubo innocenti, lanciatogli contro da un dimostrante durante le manifestazioni per la casa. A seguito di ciò, la Politica accordò al comparto sicurezza la cosiddetta “indennità Annarumma” di 15 mila lire, e ciò per tacitare soprattutto i Reparti Celeri della Polizia che manifestarono giustamente, però sempre nel rispetto delle regole. E’ indubbio che da allora sino ad oggi Carabinieri e Polizia siano stati il braccio forte di una sicurezza che viene a parole esaltata ma scarsamente garantita dalla politica.
Certamente, quando si verificano incidenti, come quello recente di Roma, non si può e si deve generalizzare, in quanto la responsabilità penale degli autori dei gravi fatti è personale, per cui se ne risponde di fronte alla Legge; ma la domanda che ognuno dovrebbe porsi è se è giusto che un uomo, un padre di famiglia, ovviamente in uniforme, uscendo di casa per iniziare il suo servizio a difesa della società, rischi di non tornarvi più perché va incontro a situazioni di pericolo difficilmente prevedibili. Ciò fa parte del gioco, qualcuno obietterà; che si è pagati per questo, diranno altri; gli sta bene, i più malevoli; perché non hanno reagito, sparando con le armi d’ordinanza?…altri ancora.
Va risposto, con decisione, che le Polizie non vogliono sottrarsi al proprio dovere, ma va aggiunto che sono ben consapevoli che il loro lavoro non è uguale a quello degli altri lavoratori. Quello che non si può accettare è che la politica non tenga nella giusta considerazione i sacrifici umani e professionali a cui tale categoria è esposta. Ma, soprattutto, se la vita di un Agente di Polizia o di un Carabiniere, per i cultori della violenza anche psicologica, vale così poco, lo stesso non può dirsi per la stragrande maggioranza degli Italiani laboriosi e onesti ai quali i tutori della Legge assicurano, con coraggio e generosità, la difesa della persona e degli averi con rischio della vita. E tutto questo va con forza asserito perché dove c’è un Carabiniere, un Agente di Polizia, un Finanziere, o comunque una Divisa, c’è lo Stato. Quel che chiedono, tra l’altro, le Forze dell’Ordine è di avere Capi all’altezza della situazione; al riguardo, interessante quel che è contenuto nel libro “IL PARTITO DELLA POLIZIA- IL SISTEMA TRASVERSALE CHE NASCONDE LA VERITA’ DEGLI ABUSI E MINACCIA LA DEMOCRAZIA” di Marco Preve, per “Chiarelettere” editore (ne consiglio la lettura!), dove anche descritti, oltre agli scandali degli appalti miliardari, alle fortunate carriere di taluni Questori, Prefetti e Prefettoni sulla pelle di talaltri, magari più meritevoli, sono ben rappresentate le carenze tecniche e organizzative evidenziate per l’ordine Pubblico, nel luglio 2001, a Genova, per il G8, degenerate e culminate nello sconcio della “macelleria messicana” nella Caserma Diaz….sulla quale la Magistratura ha sentenziato giustamente a norma di Legge. Quel che necessita, oggi, è un quadro legislativo diverso. Al riguardo, ricordiamo che fu presentata nel 1975, nel pieno degli anni di piombo, dall’ On. Reale, Ministro della Giustizia del Governo Moro, una Legge che da ambiti falsi e bugiardi fu subito definita liberticida, ma dalla maggioranza dei Cittadini invece ben accetta tanto che nel 1978 fu mantenuta in vigore nonostante un referendum abrogativo sconfessato dal 70% dei cittadini elettori. I 36 articoli di quel testo ampliavano il potere delle Forze dell’Ordine, anche per il fermo preventivo.
Concludendo, senza invocare ora legislazioni emergenziali, è però urgente prevedere nuove figure di reato legate proprio alle manifestazioni; vanno aumentate le pene per i reati già previsti di danneggiamento e lesioni; il fermo di polizia, ancora, va applicato, senza se e senza ma, a quanti partecipino alle manifestazioni travisati, cioè con il volto coperto da caschi o fazzoletti, o anche solo armati di strumenti atti ad offendere, come scudi, mazze e bastoni.
E tutto questo dovrà essere attuato, si spera in tempi brevi, dall’attuale “Politica dei proclami”, nel pieno convincimento che: “NESSUN POLIZIOTTO E’ CRETINO!”