Nell’ultima assemblea nazionale del PD, svoltasi nei giorni scorsi, la minoranza che fa le barricate contro la politica del governo Renzi, ha inasprito i toni del dissenso che la stragrande maggioranza degli osservatori definisce preoccupante e rischioso per la stabilità dell’esecutivo.
Qualcuno, come Civati, si è spinto oltre il livello di guardia, annunciando, senza mezzi termini, che qualora il Presidente del Consiglio non cambierà metodo, sostanza e forma nella sua azione di governo, lascerà il partito per costituirne un movimento che si collocherà alla sinistra del PD.
Anche i Fassina, i Cuperlo ed altri, non sono stati teneri col proprio segretario Premier, il quale ha ribattuto, punto su punto, ostentando tanta sicurezza ed autorevolezza che non finisce più di stupire.
E’ vero che una delle regole fondamentali della democrazia consiste anche nella libertà di dissentire e criticare tutto e tutti, ma in questo caso specifico non è affatto facile scartare aprioristicamente la “disciplina” di partito, perché c’è tanta incertezza nel futuro del Paese.
Il quadro politico attuale non è affatto confortevole e presenta, nel suo insieme, più ombre che luci.
Infatti, alla crisi economica, che non dà segni di ripresa, si accompagna quella politica ed istituzionale con due importantissimi adempimenti imprescindibili ed indilazionabili che potrebbero sparigliare gli attuali equilibri: la elezione del nuovo Capo dello Stato e la riforma della legge elettorale.
Fin qui, Renzi si è dimostrato un autentico “decisionista” di Tacheriana e Craxiana memoria, sfidando l’impopolarità e la sua stessa sopravvivenza politica, ma in questi giorni dovrà mettercela tutta se vuole veramente cambiare l’Italia come ha più volte promesso agli Italiani.
Non conosciamo, nei dettagli, i contenuti del “patto del Nazareno” con Berlusconi, né l’esistenza di eventuali ammiccamenti con parte dei parlamentari del M5S di Grillo.
E’ fin troppo evidente, però, che una soluzione neutralizza l’altra sicchè le polemiche e le contrapposizioni sono comunque destinate a crescere.
Contestualmente va tenuto nel giusto conto l’atteggiamento, più o meno cinico o più o meno responsabile, degli avversari interni al suo partito, perché in Senato, potrebbero costituirne il vero “ago della bilancia”, il che spalancherebbe la porta ad elezioni anticipate non so quanto gradite all’insieme delle forze politiche.