Politica

Partito Democratico: ancorato a 50 anni fa!

PD 1Roma, 15 aprile – In cerca di spiegazioni “più esplicative” di quanto consentono le diatribe di parte fra i partiti sostenitori del “SI”, del “NO” e dell’astensione, ho fatto una visita ad una sezione del PD.

La persona con cui ho preso contatto, si è subito qualificata come competente del settore petrolifero e mi ha particolareggiato alcuni aspetti della situazione che io non conoscevo perché non approfonditi dalle posizioni in polemica fra di loro. È stato inevitabile, però, che, in presenza di un argomento che investiva il campo economico, la discussione evadesse sulla politica economia del governo. Come competente del settore ho tenuto a fare presente la fallosità e i fallimenti nella politica economica del governo per cui non era sufficiente appartenere al PD per appoggiare dogmaticamente tutto ciò che Renzi faceva. Inoltre ho precisato che non riuscivo a capire come era possibile che, secondo le dichiarazioni di questi, l’occupazione aumentava, mentre le imprese chiudevano e come faceva, di conseguenza, il PIL ad aumentare mentre l’Istat dava la disoccupazione in aumento.

Il mio interlocutore mi è parso improvvisamente interessato e mi ha chiesto qualche opinione tecnica al riguardo. Ho cominciato col metterlo al corrente del meccanismo secondo il quale, quando bisogna risanare economicamente uno stato, si comincia dall’economia e non dalle istituzioni, per cui, riempire di gente di parte le istituzioni è servito solo a fare il “gioco delle tre carte” o la “quadratura del cerchio” nei “pacchetti” che formano il PIL per portare questo ai valori richiesti da Maastricht per equilibrare i conti pubblici in forte passivo. Mi ha detto, a questo punto, che la “Programmazione Economica”, settore di cui aveva fatto parte in passato, constava di ben centoventi equazioni e farle quadrare fra di loro era un problema e che, alla fine, era questa la ragione a causa della quale, per far quadrare i conti, si colpivano i pensionati a cinquecento euro al mese.

La risposta è stata disarmante e amara quanto mai perché mi fu data, identica, esattamente cinquanta anni or sono, da un esponente allora di spicco del PCI, in una manifestazione indetta per una campagna elettorale. Questi, pur di contrastare un meccanismo che avrebbe risolto il problema, ma che non era gradito al gotha del partito perché liberale, non ebbe remore nell’approvare un sistema che “strozzava” le classi più deboli.

Quella risposta ripetuta oggi ha dimostrato ancora alcune cose. Primo, che il PD sta ancora dogmaticamente ai meccanismi del rastrellamento dei fondi nel reddito fisso, impiegati e pensionati, e alla quadratura del bilancio quattro anni dopo perché non è in grado di aggredire l’evasione fiscale durante l’anno; secondo, che dei sistemi per combattere l’evasione fiscale da capogiro, causa prima di questa situazione, “non gliene frega niente!” e che della sofferenza delle classi più esposte e più deboli economicamente, “gliene frega ancora di meno!”.

Oggi, per terminare questo scambio di opinioni amaro, che si era trasformato in un “dialogo tra sordi”, ho fatto presente a questo esponente del PD che, se si voleva aggredire l’evasione fiscale davvero, e non farne finta, bastava autorizzare la “Deduzione delle Imposte Indirette” dall’imponibile IRPEF.

Non mi ha fatto nemmeno finire il concetto; mi ha preso “paternamente” una mano fra le sue e mi ha detto, abbandonando l’incontro, “Arrivederla!”.

Questo ha significato anche un’altra cosa: “È la storia che si ripete”

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