I cittadini chiamati alle urne erano circa 13 milioni degli aventi diritto ed essendo state coinvolte città come Roma, Milano, Torino, Napoli ed altri grossi centri dell’intera Penisola, non potevano non avere delle pesanti ricadute anche sulla politica nazionale.
Chi può veramente cantare vittoria è il “Movimento 5 Stelle”, che, oltre al successo in altri numerosi comuni minori, è riuscito a piazzare una propria candidata sulla poltrona più alta del Campidoglio ed a battere in casa il primo cittadino di Torino, Piero Fassino, erede legittimo, storico e carismatico del vecchio PCI, ora PD.
Si tratta di due giovani donne (rispettivamente Virginia Raggi e Chiaraa Appendino), con poca esperienza politico-amministrativa, ma piene di entusiasmo e di voglia del fare che hanno già conquistato la fiducia degli elettori.
Nella circostanza va dato atto ai dirigenti del PD di avere ammesso la sconfitta, ma alquanto più difficile sembra la ricerca delle cause e dei “capri espiatori” da dare in pasto al proprio elettorato deluso ed amareggiato.
L’altro crollo fragoroso e devastante si è verificato a Torino dove era diffuso il convincimento secondo il quale, il sindaco uscente sarebbe stato rieletto già al primo turno con margini ragguardevoli.
Ebbene, non solo ha dovuto ricorrere al ballottaggio con una illustre sconosciuta, ma ha anche clamorosamente perso la sfida tra lo stupore dei propri “compagni” e degli stessi avversari.
Dopo una travagliata pausa di riflessione, anche Renzi ha finito per ammettere che il voto al M5S non è stato solo una manifestazione di protesta, ma anche e soprattutto una precisa richiesta di rinnovamento, per cui si dovrà discutere e decidere sulle iniziative più idonee per portare in porto l’attuale legislatura.
Alquanto ringalluzziti, ma, al tempo stesso, un po’ preoccupati, gli oppositori all’interno del suo stesso partito, i quali pretendono ora più collegialità nelle decisioni importanti, meno supponenza e soprattutto l’incompatibilità tra Premierato e segretario nazionale del partito.
Questo stato di cose ha ricompattato le forze d’opposizione ed ora il referendum sulle riforme costituzionali, sul quale il Presidente del Consiglio ci ha messo la faccia, diventa più rischioso anche perché, com’è noto, a questa riforma è collegata la nuova legge elettorale, l’”Italicum”, che la stragrande maggioranza delle forze politiche e parlamentari considerano alquanto rischiosa nel caso in cui si verifichi lo stato di “un uomo solo al comando”.
È chiaro che i nuovi primi cittadini, per quanto bravi possano essere, non dispongono certo della bacchetta magica per risolvere presto e bene i tanti problemi e le endemiche anomalie delle amministrazioni locali.
Lungi da noi l’intento di giustificare chicchessia, ma alquanto indicativo appare, tra le tante altre cose, il debito del comune di Roma che si aggira sui 13 miliardi di euro e sarà dura per chiunque anche nello stabilire l’ordine delle priorità dei vari interventi.
Del Direttore
L’importante è non buttare 20.000 euro dei Romani, per l’idiozia di Marino con il suo “Rome & you” con 5 palle, modificando la storia per andare a giocare con le …palle! Forse, oltre che amante della bicicletta, lo era anche del flipper o tennis..
Fortuna che a risanare il tutto ci ha pensato il Commissario Straordinario di Roma, Tronca. Ma i 20mila euro? La Corte dei Conti è intervenuta o per recuperarli lo dovrà fare la Raggi quale nuovo Sindaco?