Pericolo Anarchico….da non sottovalutare…
Roma, 23 luglio 2019 – Su Il Corriere della Sera, a firma di Giovanni Bianconi, leggiamo: “”Attentato ai treni, si indaga sugli anarchici: l’ipotesi della vendetta e la «strategia della lumaca»
Il blitz di Firenze nel giorno della condanna di 28 militanti per attentato. “C’è l’azione (diretta) e c’è lo sberleffo: le linee ferroviarie bloccate e la smorfia a un sistema modernissimo che si paralizza per una cabina elettrica in fiamme. «Non riusciamo a trattenere la nostra emozione nel constatare come questo gigante chiamato Potere abbia sempre e comunque i piedi di argilla – si legge sito Internet Finimondo.org, che fa riferimento ad anarchici di antica militanza -. Come sia sufficiente accendersi una sigaretta all’aria aperta in campagna e sotto la luna per mandarlo in tilt. Come tutta la sua esaltata magnificenza, tutta la sua tracotante invincibilità, dipendano da fragili cavi disseminati un po’ dovunque».
La presa in giro si estende anche a «sbirri e giornalisti» che volessero considerare queste parole come una rivendicazione, e in effetti gli investigatori dell’Antiterrorismo la valutano come una firma a metà: non necessariamente apposta da chi ha effettuato il sabotaggio (anzi è poco probabile, sostengono), ma da un ambiente nel quale gli attentatori si muovono a loro agio e si riconoscono. Del resto, non servono rivendicazioni ufficiali per individuare la pista da seguire nelle indagini, anche perché altre azioni simili si sono verificate o tentate in passato, pure in Toscana, senza che ne arrivassero; altre volte, invece, sono state vergate con le bombolette spray, come l’incendio di alcuni cavi elettrici dell’Alta velocità nella zona di Bologna, l’8 novembre 2015. «Sabotiamo un mondo di razzisti e di frontiere», scrissero con la vernice nelle prime ore di una domenica in cui nel capoluogo emiliano era previsto un comizio del leader leghista Matteo Salvini.
Stavolta chi sorride al blocco delle linee ferroviarie sottolinea alcune coincidenze temporali, che per i militanti anarchici sono sempre importanti: gli anniversari recenti delle morti di Maria Soledad Rosas e di Carlo Giuliani, ma soprattutto la contemporaneità con la sentenza del processo a ventotto imputati della galassia anarchica, proprio a Firenze, arrivata ieri sera; ricorrenze puntualmente citate dagli anonimi decantatori di «un gesto d’amore e di rabbia», come l’attacco alla centralina. Inserito nella cosiddetta «strategia della lumaca», per richiamare il mollusco che il 30 maggio scorso avrebbe causato la paralisi delle linee di una compagnia ferroviaria in Giappone.
Ma al di là delle ironie, l’attentato rientra con buone probabilità nella contrapposizione al potere di questa frangia di seguaci dell’azione diretta. Che poi i bersagli siano le cose, com’è avvenuto nella gran parte dei casi, o possano estendersi anche alle persone, fa parte di un dibattito interno tuttora in corso. Così come prosegue la dialettica tra gli anarchici che teorizzano queste strategie e il più ampio e variegato Movimento No Tav; dal quale pure scaturiscono rivoli di violenza, com’è accaduto l’altro giorno. Proprio contro di esso, gli animatori di un altro sito di ispirazione anarco-insurrezionalista ebbero delle frizioni: alla vigilia di Natale 2014 altre fiamme bruciarono alcuni cavi dell’Alta velocità nel Bolognese, e l’allora Ministro dei Trasporti parlò di «terrorismo No Tav». Sollevando le ire dell’ala più estrema del movimento; non contro il Ministro, ma contro i cultori «del gesto individuale» utile solo a guadagnarsi titoli di giornale e a mettere in difficoltà la lotta contro la Tav, dissero. La replica non si fece attendere: «Alcuni sbirri in divisa militante continuano ad arrogarsi il potere di decidere quali sono gli attacchi giusti e i sabotaggi legittimi da effettuare in una lotta». Un affronto per chi rivendica il diritto di ciascuno di scegliere autonomamente quando, come e cosa fare per mettere in difficoltà il potere e il suo sistema. Anche con la bomba che a Capodanno 2017 fu piazzata davanti a una libreria legata ai neofascisti di CasaPound, a Firenze, che ferì gravemente un artificiere della polizia. «Qualcuno se la starà ridendo, incredulo di aver preso i classici due piccioni con una fava», fu il commento comparso su Finimondo.org. Per quell’attentato, ieri sera a Firenze sono arrivate le prime condanne, in un processo irriso dai compagni degli imputati.””
Ricordiamo ciò che “Il Fatto Quotidiano” di sabato 5 gennaio c.a., a pag.17, scrisse: “”Antagonisti Lotta per la casa, occupazioni, nuove leve e vecchi arnesi della lotta armata anni ’70. Per il Viminale l’allerta è altissima….Case e migranti, diritto all’abitare e lotta contro le nuove politiche sull’immigrazione di stampo salviniano. E poi l’esperienza dei CIE (oggi CPR, Centri per il rimpatrio) che ritorna robusta sempre per decisione del Ministro dell’Interno.. Il regime detentivo che nei primi anni Duemila portò bombe… Quella lotta fu ribattezzata “I Cieli bruciano”.. Programma anarchico di nuovo attuale.. Battaglie da trincea ardita.. A Milano più che in altri luoghi d’Italia.. Reti e contatti, temi condivisi, una base dura che ora contamina anche quella dell’ autonomia diffusa, i centri sociali per capirci, spinti sotto l’ombrello anarchico da cattivi maestri, legati alle ultime esperienze della lotta armata, e da condizioni sociali critiche e criticabili. La galassia è vasta e ritenuta temibile dagli esperti dell’Intelligence nazionale.
Per capire, bisogna tornare all’alba dello scorso 13 dicembre quando i Carabinieri danno esecuzione a 9 ordinanze di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di case popolari. Nessuna ipotesi di lucro, ma un tentativo di raccogliere consenso. La realtà antagonista finisce nel mirino. Gli indagati respingono le accuse. Durante la conferenza stampa (“io procuratore di turno”, così sarà bollato l’autorevole PM dott. Alberto Nobili in un post su “Radiocane”, con un lapsus accolto con favore dagli antagonisti) si parla di “Comitato di liberazione”; intercettazioni e di una rete anarchica ben precisa. Vengono così evidenziati i rapporti tra i membri del Comitato del Giambellino, e antagonisti di via Gola nella zona dei Navigli. Da qui il primo maggio 2015 partì il blocco nero che poi devastò la città. Altri contatti di rilievo con gli animatori dell’ex Hotel occupato di via Ruggero Settimo. Qui, prima e dopo gli scontri del 2015, trovò ospitalità un gruppo di anarchici greci. Figura di riferimento è stato Valerio Ferrandi, figlio di Mario, ex Prima Linea, poi pentito.. Anche il figlio di Claudio Latino, ex membro delle nuove BR per il partito comunista politico militare… Negli alert di queste ultime settimane a Milano viene poi citata Villa Vegan.. centrale anarchica..(dove)..è stato presentato il secondo numero del giornale clandestino “Vetriolo”. Al suo interno un’intervista ad Alfredo Cospito, appartenente alla Fai (Federazione anarchica informale; un insieme di cellule eversive nda), e responsabile della gambizzazione di Roberto Adinolfi, ex Ad di Ansaldo nucleare, avvenuta a Genova il 7 maggio 2012. L’intervento che il Fatto Quotidiano ha potuto leggere (su “Vetriolo”) fa esplicito riferimento alla lotta armata..””
Bene, ora un passo indietro, e approfondiamo la materia, per tentare di meglio capire.. L’obiettivo degli anarchici sopra riportato era uccidere Carabinieri e Poliziotti. Questa la linea della Fai quando usavano bombe facendole esplodere a stretto giro di tempo l’una dall’altra. La prima bomba attirava le Forze dell’Ordine; la seconda seminava terrore e sangue. Furono due gli attentati orditi in questo modo: nel 2006 presso la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano (Cuneo); nel 2007 in un’isola pedonale nel quartiere Crocetta di Torino. A partire dal 2003 la FAI ha rivendicato una cinquantina di azioni. Ci sono stati i pacchi-bomba ai politici (Romano Prodi, Sergio Chiamparino, Sergio Cofferati), alla Questura di Lecce, alla sede dei Carabinieri del Ris a Parma, alla Polizia Municipale di Torino, a giornalisti, a Equitalia, ad alcune aziende private. Tra i tanti attentati, tocca il cuore di noi Veterani quel che accadde al validissimo Maresciallo Stefano Sindona, Comandante della Stazione Carabinieri di Roma Viale Libia, da me ben conosciuto, che il 4 novembre del 2003 fu vittima della potente esplosione di un “pacco-bomba” inviato alla caserma. Durante la testimonianza, resa davanti alla 1^ sezione della Corte d’Assise, il Maresciallo Sindona, ancora convalescente per le gravissime ferite riportate in entrambe le mani con l’amputazione di alcune dita e falangi, dapprima ripercorse le attività di controllo effettuate nei confronti dei centri sociali anarchici nei mesi antecedenti e, successivamente, ricostruito le fasi della deflagrazione che lo aveva investito. I Carabinieri del Ros, a seguito di complesse indagini, il 27 luglio del 2004 arrestarono l’anarchico Marco Ferruzzi, ritenuto responsabile dell’invio dell’ordigno. Ed era già avvenuto il sopra citato grave attentato a Roberto Adinolfi, Amministratore Delegato di Ansaldo, ferito a Genova nel 2012. Tra gli arrestati, i torinesi Nicola Gai, 39 anni, e Alfredo Cospito. Va detto in questo ambito che proprio Gai, Cospito e Beniamino sarebbero i promotori del progetto FAI (Fronte Anarchico Informale, organizzazione eversiva italiana) impostato sulle idee dello storico anarco insurrezionalismo.
Dobbiamo dire che c’è un vizio atavico nella nostra bella Italia, quello delle facili amnesie, con tendenza alla rimozione di ciò che è accaduto, persino quando si tratta di fenomeni drammatici che hanno sconvolto l’Italia come il terrorismo storico. Negli anni Settanta, le prime violenze furono decisamente favorite da un clima di indifferenza, disattenzione, sottovalutazione, se non indulgenza e contiguità. Si faceva riferimento ai “compagni che sbagliano”, alle teorizzazioni assurde “Né con lo Stato né con le BR” e altro…
Senza alcuna pretesa di stabilire delle analogie, va detto che sarebbe di nuovo sbagliato sottovalutare o registrare con indifferenza ciò che sta accadendo. Ogni volta che, a distanza di qualche anno, si verifica un grave fatto, ecco Politica, media, analisti da scrivania a sorprendersi; si è, ogni volta.. all’alba del Mondo…, per cui si scrive, si scrive e si parla, si conciona, si disserta a dismisura… Sì, questa la storia infinita della tragica eterna pagina del terrorismo!
Cosa fare? Certamente l’attenzione va tenuta costantemente alta da parte di tutti, in quanto è inimmaginabile che dopo la disarticolazione del terrorismo rosso nei primi anni ’80, con eccezionali successi di Magistratura, Servizi allora oltremodo efficienti, e Polizie davvero specializzate, taluni personaggi ben noti ma ai margini delle organizzazioni rivoluzionarie e non scalfiti dalle molteplici inchieste, non siano stati incisivamente monitorati nei decenni successivi! E questo imperativo di vigilanza riguarda in primis la Politica e tutte le Istituzioni, non escludendo la gente comune perché oggi, sull’onda lunga della gravissima crisi economica, la saldatura dei gruppi terroristici esistenti “dormienti” ovvero ben vitali, con frange anarchiche anche internazionali, è senz’altro possibile. Necessita una presa di coscienza generale che riguarda anche l’oscuro pianeta Mafia, la cui lotta va potenziata oltre misura.
Questo aspetto è molto importante e va attenzionato da chi di dovere ma anche dai Cittadini!
Ora, a conclusione, una nota storica d’interesse.. Chi sono gli anarchici.. a chi si ispirano.. delirii a parte..? Leggendo la grande “Storia delle dottrine politiche” del sommo Gaetano Mosca, edito da Laterza nel 1933, e ripubblicato in edizione economica dalla stessa casa editrice negli anni ’60, a pag.231 leggiamo che un anarchico ancora più radicale di Prudhon fu il russo Michele Bakunin, di famiglia nobile che esordì come ufficiale di artiglieria nell’Esercito russo, che andò poi a Parigi dove ebbe contatti con Proudhon e con i socialisti francesi.. Bakunin propugnava la rivoluzione universale, l’ateismo e l’abolizione di qualsiasi autorità.. Secondo lui tutti i mezzi anche i più inumani e feroci sarebbero stati leciti.. per raggiungere il fine.. Nel 1849 partecipò ad una insurrezione comunista.. per cui fu condannato a morte contemporaneamente in Austria, in Prussia ed in Russia.. Riuscì a fuggire e.. venne in Italia.. dove ebbe parecchi seguaci ..polemizzando aspramente con Marx e poi con Mazzini.. Gaetano Mosca conclude il capitolo, facendo riferimento al pensiero politico dominate in quei remoti tempi, caratterizzati anche da ispiratori di violenza e insurrezione, come prima riferito, con una considerazione magistrale (pag. 232) che sia i politici italiani, sia persone di cultura, sia soprattutto gente comune, sarebbe auspicabile tenessero presente anche oggi, a distanza di tanti anni..
Questo il pensiero di Mosca: “Diversi erano i programmi dei riformatori, ma tutti basati sulla fiducia che fosse prossima e possibile una riforma completa delle istituzioni sociali, che doveva attuare il regno della giustizia assoluta e dell’uguaglianza completa. Questa fede nel progresso traeva evidentemente origine dalla visione ottimistica della natura umana che il secolo XVIII aveva elaborato ed il XIX aveva ereditato…”
Ciò considerato, speriamo in un futuro migliore, nonostante i bagliori di pericolo…