Lussemburgo, 20 dicembre 2019 – Ancora una volta sarà bello, per gli italiani, aprire a Natale pacchi e scartare regali sotto il tradizionale abete. Proprio per non turbare l’idilliaco tradizionale quadro natalizio, consiglio la lettura di questo articolo in un tempo successivo alle prossime e tanto attese festività.
Gli eventuali lettori curiosi, testé avvertiti, possono ovviamente andare avanti nella lettura.
Istituti statistici internazionali e nazionali, al pari dei principali Organismi economici e finanziari internazionali, sono concordi nello stimare attualmente il debito pubblico italiano a circa 2.400 miliardi di euro.
La stima relativa agli interessi passivi annuali su tale debito sarebbe di circa 62 miliardi di euro. Per quanto attiene al prossimo futuro, le concordi previsioni riferite al mese di giugno 2020, stimano il debito pubblico italiano a livello di 2.500 miliardi di euro.
Per il momento è certo che gli ignari cittadini nascituri si troveranno a dover farsi carico, obtorto collo, di un debito pro capite pari a circa 42.000 euro (84 milioni di vecchie lire)!
Nel contesto attuale, il rapporto debito pubblico/PIL ha ormai superato il 130%. È ben vero che numerosi altri Stati dell’Unione Europea fanno attualmente registrare un elevato rapporto debito/PIL superiore alla media europea (pari a circa l’80%). Fra questi, ad esempio la Grecia (181%), il Portogallo (121%), il Belgio e Cipro (102%), la Francia (98%), la Spagna (97%), etc.
Il Paese più virtuoso è, per la cronaca,l’Estonia (8,4%).
Va però a questo punto sottolineato in primis che ciò che preoccupa del debito pubblico italiano (rispetto agli altri debiti pubblici) non è tanto il rapporto debito/PIL, peraltro esageratamente fuori dai parametri, bensì proprio l’ammontare dello stesso debito in cifra assoluta: 2.500 miliardi di euro a giugno 2020!
Un debito di questa portata non è praticamente ristrutturabile; a meno che non si voglia mascherare un default effettivo, così come è avvenuto con la Grecia in un recente passato, sacrificando in un bagno di sangue, i sottoscrittori di tale debito.
Inoltre, il Meccanismo salva-Stati Europeo (MES), di prossima e probabile ratifica, prevede che in presenza di un elevato rapporto debito/PIL, il MES non possa intervenire a sostegno di uno Stato in gravi difficoltà finanziarie!
Riassumendo, l’Italia non rientrerebbe quindi nel raggio d’intervento del Mes, se non attuando una disastrosa ristrutturazione del debito a discapito appunto dei sottoscrittori italiani (per circa 1.700 miliardi di euro!) e stranieri (per circa 700 miliardi di euro!).
Appare a questo punto evidente che, per far sì che siffatti ingenti importi possano continuare ad essere sottoscritti con continuità in futuro, è assolutamente indispensabile che si crei e si mantenga sui mercati finanziari un clima di completa fiducia nei confronti del Sistema Italia.
Per quanto precede, va fatto un accorato appello a chiunque governi e governerà il Paese, affinché metta da parte ogni litigiosità politica e interessi di parte, al fine di garantire il primario obiettivo della tutela degli sottoscrittori del debito pubblico italiano.
Solo così sarà possibile disinnescare almeno provvisoriamente questo tremendo pericolo incombente!
Auguriamoci quindi, in occasione delle ormai prossime festività, che Babbo Natale ci porti finalmente uno Stato Federale Europeo che, tramite la sua banca centrale (BCE), si renda garante dei vari debiti pubblici nazionali emessi in moneta unica.
Ciò risolverebbe, peraltro, in via definitiva il problema degli ingenti costi che la grande maggioranza degli Stati della zona-euro deve sostenere in virtù dell’inutile e dannoso spread !
… Qualora Babbo Natale non riuscisse poi a soddisfare tale desiderio, non ci resterebbe che rivolgerci alla Befana !