Possibili nuovi scenari sulla governabilità del Paese

L’improvvisa apertura del M5S, che ha offerto la disponibilità di dialogare col governo Renzi, sta creando seri mal di pancia tra i maggiorenti dei partiti  che compongono la  maggioranza di governo, non escluso il PD.

Chi ha avuto modo di seguire, in “diretta streaming”,  l’incontro tra la delegazione guidata dal Presidente del Consiglio e quella dei delegati del Movimento, capeggiata dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, avrà certamente notato l’abissale differenza dei toni e degli approcci rispetto alle burlesche e stravaganti “esibizioni” delle volte precedenti.

E’ chiaro che coloro i quali si aspettavano soluzioni miracolistiche saranno rimasti delusi, ma sarebbe ingeneroso e disfattista negare un sostanziale avvicinamento tra le parti che potrebbe preludere e prefigurare nuovi scenari sulle possibili nuove alleanze e sugli sviluppi dell’attività per riformare il Paese.

L’unico dubbio resta la credibilità e l’attendibilità della brusca “virata” fatta dai due capi carismatici del Movimento,  Grillo e Casaleggio, che potranno essere  accusati di tutto, tranne che  affetti da stupidità e faciloneria.

Com’era facile prevedere, tutto ciò ha creato un forte senso di inquietudine sia tra le fila di “Forza Italia”, sia nel “NCD”, per il semplice motivo che, qualora questo nuovo progetto andasse avanti, potrebbero non essere più determinanti nell’azione di governo e nell’approvazione delle riforme concordate in Via del Nazzareno tra lo stesso Premier e Silvio Berlusconi.

Siamo ancora nella fase iniziale della trattativa e bisogna riconoscere che sono ancora maggiori le divergenze delle convergenze e non poteva essere diversamente dopo le pesanti invettive che l’ex comico genovese ha riversato sul PD e sullo stesso ex Sindaco di Firenze.

Sulla riforma della legge elettorale, ad esempio, non si intravede, al momento, una concreta possibilità di accordo, perché, mentre da una parte si punta tutto sulla governabilità del Paese, dall’altra non si vuole in alcun modo rinunciare alla reintroduzione del voto di preferenza.

Bisogna riconoscere che l’effetto Renzi continua a funzionare  tanto che la protesta dei 14 senatori autosospesisi in seguito alla sostituzione, in Commissione costituzionale, del loro collega, Corradino Mineo, non è del tutto rientrata (anzi, pare se ne siano aggiunti altri), ma la “rivolta” sembra non preoccupare più di tanto.

In questa prospettiva si inserisce anche lo sfarinamento del partito di Vendola, “Sinistra e Libertà” il cui capogruppo alla Camera, Migliori ed un corposo numero di parlamentari, hanno chiesto ed ottenuto di entrare a far parte del Partito Democratico.

Dal momento che le due delegazioni si sono lasciate con l’augurio di un “arrivederci a presto”, è assai verosimile che esistano già condizioni favorevoli per continuare un dialogo costruttivo e raggiungere accordi concreti.

 

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