Questo fenomeno comincia col significare che… in sostanza, non ha vinto nessuno.
I rapporti di forza sono cambiati un po’ dai precedenti e i rapporti ideologici che sono derivati, ci indicano qualche novità.
La più significativa è che Alfano, che aveva sbandierato ai quattro venti, che avrebbe “svuotato FI”, nella sua terra non è entrato al governo nemmeno accodandosi al rappresentante del PD. I suoi conterranei sono stati coerenti; non lo vogliono vedere più. Se danno il voto ad una persona rappresentante di un partito che si schiera all’opposizione di un governo abusivo e non gradito, non intendono appoggiare, improvvisamente, il governo cui intendono opporsi; punto. Si è consolato con l’unico elemento che gli consentiva di “salvare la faccia”, “era una consultazione regionale”!
È vero; ma una consultazione regionale che è stata sempre il “diodo spia” della consultazione nazionale e tanto è vero questo che, nonostante le ammissioni amare di alcuni esponenti della sinistra e le minimizzazioni e le ostentazioni di sicurezza di Renzi, a sinistra, visto il pericolo incombente, sono “partiti tutti in quarta” per preparare quella nazionale e Renzi stesso si è messo “sul piede di guerra” sullo slogan “a me nessuno mi mette fuori!”.
“…e siamo tornati alla prima repubblica…” ho detto; perché? Per il cambiamento dei rapporti ideologici. Il fenomeno dell’astensione di oltre il 50% degli aventi diritto, ci significa, sia da una parte, sia dall’altra, che i partiti, tutti, vale a dire “la politica”, ha fallito. Se non fosse così, avrebbe partecipazione e molta. La situazione che è seguita a questa ci dice, adesso, una sola cosa.
La sinistra è troppo dilaniata da conflitti e lacerazioni interni per i “giochi” per quel “potere” che nessuno vuole abbandonare, per poter convincere gli elettori. La vecchia “unità” non esiste più ma quando un partito è lacerato nemmeno più il “potere” rincorso esiste. Renzi minimizza e sfoggia sorrisi ottimistici, ma è il primo che “si apre” “alle larghe intese”, mascherate con quanti vocaboli o formule vogliamo, ma sempre “larghe intese”, con i partiti della sinistra, perché i numeri sono numeri e lui non può inventarli, oltre a quelli di cui dispone, ne sottovalutare gli altri, e in questi altri è compreso il M5S, e lui vuole raggiungere il 40% dei consensi per contrastare la destra.
Deve fare attenzione, a questo punto, perché questa è la stessa strada percorsa da Berlusconi, quando ha “partorito” l’idea geniale di Fini, e di Alfano, e abbiamo visto costoro, in due diverse dimensioni, che fine hanno fatto.
La destra è troppo un’unione di partiti che, nel passato recente e remoto, poco ci è mancato che si sodomizzassero fra di loro. Nella prima repubblica era definita la classica “ammucchiata” e la definizione, sebbene oscena, le si addice….ma, come “noblesse oblige”, nella situazione attuale, si ricrea il fenomeno, completamente sbagliato, ma pur sempre, per necessità di strategia, in auge, “percentuale” di numeri e non di idee.
Che cosa significa? Che il progetto di Berlusconi di costituire un grande partito liberale e moderato da contrapporre alla sinistra, è fallito clamorosamente perché, “anche le pulci volevano tossire” e una Giorgia Meloni che, da sola, nonostante la sua intelligenza e la sua furbizia indiscusse, è un “prefisso telefonico”, non può aspirare a raccogliere da sola una maggioranza da renderla autonoma per cui, dopo essersi staccata da FI, ci si è riunita ma conservando la sua identità e così gli altri. Diversità di idee e di programmi che sono cominciate subito a palesarsi. In questa dimensione, si colloca l’esistenza del M5S.
Che significa? Che il M5S, oggi, si trasforma, anche lui, in una “specie di Alfano”, ma con peso notevolmente maggiore, che è in grado di influenzare sia la sinistra, sia la destra. In questa situazione, tra pochi mesi, avremo di nuovo un Alfano che, per “trovare un buco” in cui sistemarsi, si venderà, se le condizioni dei risultati elettorali glielo consentiranno, non come una prostituta, ma come una puttana, ad un Renzi che, per riuscire a raggiungere, non il “suo”, ma quel 40% che ha prospettato, e per restare al potere, non baderà né a spese, né a personaggi, e accoglierà fra le sue braccia anche lui che, per i fini che lui si propone, sarà ben felice di fargli da “scendiletto” o da stampella e, poi, alla prima occasione, essere scaricato. È certo che un elemento simile non potrà puntare alla destra, sempre considerando quelle condizioni perché la destra avrebbe segnato la sua fine.
La colpa di questo sfacelo socio-ideologico di chi è? Sempre dei partiti e dei loro conduttori, chiunque essi siano; troppi interessi personali, poco contatto con il popolo. Campagne elettorali che si traducono in volantinaggi in politichese e senza significato nella pubblica strada. Se un elettore chiede una spiegazione, è rimandato all’Internet. No! Deve esistere un incontro vivo nella pubblica strada in cui l’esponente di partito deve guardare e farsi guardare in faccia dagli elettori e rispondere alle loro domande. Così non va! Mediaticamente avremo sempre personaggi come Renzi del quale colpisce il fatto che la presunzione gli impedisce di vedere come stanno realmente le cose.
Nella posizione che lui stesso ha creato, se crede che il 40% ottenuto al referendum possa essere un elettorato del Pd non ha capito ancora niente. Ma se ora è al 26-27%, quando sarà al dunque, dove pensa di recuperare i voti mancanti? Di certo non a sinistra, dopo le pessime leggi approvate (job act in primis), e nemmeno a destra dove l’offerta è ampia e l’elettore non andrà da lui, ma, anche in questa situazione, sarà sempre convinto di avere ragione solo lui… e il peggio sarà che, dopo gli immancabili attuali scontri per il fallimento elettorale, anche il partito, pedissequamente, e in modo acefalo, finirà anche per dargliela….