Primo round agli astensionisti

Le avvisaglie del fenomeno “astensionismo”  (molto diffuso in diversi paesi tra i più evoluti dell’Europa occidentale e, soprattutto, negli Stati Uniti), aleggiavano da tempo sul nostro orizzonte ed erano facilmente recepibili da un qualsivoglia osservatore attento e disincantato, ma non dagli stolti o dagli irriducibili piazzaioli di maniera.

Costoro, infatti, erano convinti, ingenuamente, di circoscrivere il crescente malumore ed esorcizzarlo con qualche manovra ad effetto dell’ultimo minuto, vagheggiando una riconciliazione, quanto mai difficile, tra l’elettorato e la “malapolitica” di questi ultimi anni. Il primo dato certo, emerso in questa consultazione, è rappresentato dall’innegabile ridimensionamento del Movimento cinque Stelle di Grillo, inesorabilmente dimezzato, senza conquistare alcuna poltrona di primo cittadino e fuori da ogni ballottaggio nelle città ed in tutti i comuni in cui si è votato. E’ molto verosimile che la gran parte degli elettori del M5S non abbia apprezzato e, tanto meno, condiviso il disimpegno dei propri rappresentanti in Parlamento, molto più impegnati a discutere di questioni di “lana caprina” che dei veri e gravi problemi congiunturali che attanagliano ed impediscono la crescita e lo sviluppo della nostra economia. Quindi, presunte buone ragioni per disimpegnarsi rimanendo a casa. Sorprendente la tenuta del PD che, nonostante le lotte intestine e la palese crisi d’identità, è riuscito a mantenere le posizioni ed assicurare  ai propri candidati consistenti margini di competizione prescindendo dalla loro originaria estrazione politica ed ideologica. Al contrario, il PDL ha ancora una volta confermato le difficoltà che ha sempre incontrato nelle elezioni amministrative, nelle quali, il più delle volte, vengono scelti candidati deboli che non trovano il consenso della base. Ed ecco che gli elettori del centro-destra conservano, si, la propria identità e fedeltà, ma alle operazioni di voto preferiscono la gita fuori porta. Questi, a grandi linee, i serbatoi che alimentano gli astensionisti, i quali, però, pur aggiudicandosi il primo round, dovranno affrontare ora il secondo e più importante, rappresentato dal ballottaggio. E’ fuori dubbio che i capi carismatici dei rispettivi raggruppamenti puntino tutto sulla conquista del comune di Roma e l’esperienza insegna che la partita, nonostante i primi risultati e le generali impressioni, è tutta da giocare.

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