Primo siluro dei sindacati contro il Governo Renzi
Nel novero dei cosiddetti “poteri forti” e delle “lobi” in generale, abbiamo sempre incluso i Sindacati confederali, i quali, secondo le enunciazioni statutarie, dovrebbero difende i diritti dei lavoratori salvaguardandone gli interessi e sostenendo le loro legittime aspirazioni.
Infatti, non risulta che alcun Governo della Repubblica, di qualsivoglia estrazione politica, abbia mai presentato il proprio programma alle Camere, per l’approvazione, senza aver prima ascoltato e consultato i Sindacati nelle sedi appropriate.
Il Governo Renzi ha solo in parte osservato questa bislacca liturgia, ascoltando, si, le parti sociali, ma lasciando chiaramente intendere, con straordinaria fermezza e determinazione, che le decisioni sarebbero state prese, a prescindere dai “bastian contrari” nei confronti dell’Esecutivo, nella pienezza dei suoi poteri istituzionali.
L’aspetto più avvilente e sconcertante, è rappresentato dall’atteggiamento incoerente ed inquietante dei leader sindacali, che, mentre in un primo momento hanno addirittura osannato il programma di Governo, improvvisamente hanno cambiato opinione con alcuni distinguo polemici tipici dei nostri sindacalisti epocali.
Pensate che il segretario della CGIL, signora Camusso, in un momento di euforia, ha persino dichiarato, in televisione che, complessivamente, si trattava di un efficace pacchetto di riforme proposte e sostenute per anni dal suo stesso sindacato rivendicandone la paternità.
Ebbene, non appena il commissario governativo per la “spending review”, dr. Carlo Cottarelli, ha rivelato un esubero di dipendenti pubblici e la necessità di un loro possibile dislocamento, (non licenziamento), il breve “flirt” col governo Renzi sembra sia stato alquanto ridimensionato con la minaccia esplicita di alzare barricate nel caso passasse un provvedimento di questo genere.
Purtroppo abbiamo imparato tutti a proprie spese che qualsiasi riforma legislativa finisce ineluttabilmente per penalizzare alcuni e privilegiare altri; è sempre stato così perché rientra nell’ordine naturale delle cose.
Dovremmo però conoscere anche il dissesto economico, finanziario, politico ed istituzionale in cui versa il Paese e le prospettive fosche e devastanti che si addensano sul nostro orizzonte e, soprattutto, pregiudizievoli per le generazioni future.
Abbiamo più volte detto e ripetuto che a noi non interessa l’estrazione politica dell’attuale Governo, né, tutto sommato, l’esuberanza oratoria e gesticolatoria del giovane Presidente del Consiglio, nel complesso, abbastanza simpatico e rispettabile per la sua inaspettata apparente determinazione.
Al riguardo, credo sia alquanto adattabile quel proverbio cinese che invita tutti a non curarsi del colore del gatto (bianco, rosso, bigio), bensì preoccuparsi della sua abilità nell’arte di acchiappare i topi e la stragrande maggioranza degli italiani questo chiede.
Non v’è dubbio alcuno che altri ostacoli vengano posti di traverso nel difficoltoso iter governativo, ma è diffuso l’auspicio che vada tutto bene, anche se vanno messi già nel conto dei ritardi e delle inadempienze non si sa quanto rilevanti.