Quando i controllati appartengono alla stessa “casta” dei controllori
Se si esclude il M5S di Grillo ed il SEL di Vendola, tutte le altre forze politiche incensano ed esaltano il governo Letta, assicurandogli,allo stato, una maggioranza bulgara.
Se le cose stessero veramente così, non ci sarebbero dei problemi per l’esecutivo e per l’attuazione del suo programma che, in teoria, dovrebbe traghettare il Paese fuori dalla crisi economica, politica ed istituzionale. Dopo il primo provvedimento riguardante la sospensione dell’IMU sulla prima casa, collocata al centro della campagna elettorale del partito di Berlusconi e considerata come una vera e propria “conditio sine qua non” nelle trattative per la realizzazione delle “larghe intese” (un connubio veramente ibrido ed anomalo), è arrivato al pettine il nodo del finanziamento pubblico dei partiti. L’aspetto più grottesco e sconcertante è , paradossalmente, la plebiscitaria e convergente adesione durante la campagna elettorale, mentre nella contorta e compromissoria discussione ed approvazione del Consiglio dei Ministri, affiorano diversi distinguo ed un certo annacquamento concettuale e dilatorio. Tutto ciò, infatti, crea delle consistenti fibrillazioni nel contesto dell’opinione pubblica, al cui interno serpeggia la convinzione che, in ultima analisi, si tratta di una semplice operazione di facciata. Come molti sanno, il provvedimento è diluito in tre anni, ritenuti assolutamente troppi, ma la preoccupazione maggiore è che in Parlamento possa subire degli emendamenti decisamente a favore della “casta”. Purtroppo le prime dichiarazioni degli esponenti più rappresentativi della maggioranza, confermano questa sciagurata ipotesi, ostentando i notevoli ed – a loro avviso – necessari costi della politica, la messa in cassa integrazione di decine e decine di impiegati nelle sezioni e nelle federazioni ed altre esigenze annesse e connesse con la funzionalità dei partiti. Ma l’incognita più stravagante e preoccupante è la clausola del disegno di legge (ma non era molto meglio fare subito un decreto legislativo stimolando e responsabilizzando di più e meglio i membri del Parlamento), è rappresentata dall’insediamento di un’apposita commissione presso la Camera dei deputati, incaricata di controllare l’iter procedurale della legge stessa. Molto verosimilmente non si tratterà di saggi o di tecnici, bensì di deputati e senatori appartenenti alla stessa maggioranza. Ebbene, con tutto il rispetto per le istituzioni e per gli stessi commissari, qualche perplessità esiste e permane tra la gente comune, perché nell’immaginario collettivo è certamente inconcepibile che i controllati facciano parte dei loro stessi controllori. Non a caso l’attuale ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha dichiarato senza mezzi termini, che nel pacchetto dei referendum che proporranno i radicali, possa essere inserita anche l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Non v’è dubbio alcuno che le turbolenze all’interno dei due partiti maggiori che sostengono il governo ci sono, nonostante i goffi tentativi di negarlo o quanto meno di ridimensionarle, per cui potrebbe accadere tutto e di tutto, con buona pace per gli apprendisti stregoni che profetizzano lunga vita e risultati eccellenti per l’attuale governo.