Politica

L’obiettivo primario di Renzi resta il referendum sulla riforma costituzionale

W la costituzioneRoma, 15 maggio – Tra qualche settimana, circa 20 milioni di Italiani saranno chiamati alle urne per eleggere i loro amministratori locali.

Sono interessate città come Roma, Milano, Napoli ed altri grossi centri della nostra Penisola, in cui un successo od una sconfitta avrebbe ripercussioni notevoli anche sulla politica nazionale.

Eppure l’interesse primario del Premier sembra concentrato sull’esito del referendum sulla riforma costituzionale previsto per il prossimo mese di ottobre.

Tutti sanno che Renzi ci “ha messo la faccia” e un eventuale clamoroso flop  provocherebbe un disastro devastante per la sua carriera politica, con buona pace per la Presidenza del Consiglio ed altri incarichi di rilievo.

Com’è noto, gli oppositori, dentro e fuori del Parlamento, non danno eccessiva importanza alla eliminazione del “bicameralismo perfetto” con  la soppressione del Senato che, di fatto, non rappresenta la panacea per la nostra asfissiante e costosa burocrazia, ma soprattutto si battono perché fa capolino ”l’italicum, ossia la nuova legge elettorale, contestata da molti costituzionalisti e giuristi di diversa estrazione politica ed ideologica.

Lo stesso D’Alema l’ha definita “un sistema confuso e pericoloso” e già gli oppositori si stanno mobilitando per un referendum abrogativo e per il ricorso alle Corti d’Appello di alcune città.

Paradossalmente, il successo dei “renziani”, materializzatosi con l’approvazione dei “diritti civili” grazie al contributo determinante dei voltagabana di Verdini, Alfano ed altri, potrebbe ritorcersi proprio contro lo stesso Presidente del Consiglio.

In Italia, infatti, che sia un bene oppure una iattura (non è questa la sede per eviscerare l’argomento), esiste  la più grande comunità cattolica del mondo, con la quale, volenti o nolenti, ci si debba, sia pure indirettamente, confrontare  e questa regola vale per qualsiasi “rottamatore”  o riformatore di qualsivoglia parte politica.

Ebbene, la Chiesa, nella circostanza, si è espressa in modo netto e chiaro attraverso le più alte cariche ecclesiastiche, che ritiene dannosi i matrimoni gay, aggiungendo che i cattolici non dimenticheranno certo questo “affronto” quando andranno a votare per il referendum costituzionale.

Siamo tutti perfettamente d’accordo che in uno Stato laico, libero e democratico, il governo ha il diritto-dovere di governare senza condizionamenti od interferenze da parte di chicchessia.

Tuttavia, si dà il caso che su questa importante questione, gli equilibri tra i “si” ed i “no” sono estremamente precari ed un contributo extra, anche piccolo, potrebbe rivelarsi determinante sia per l’una che per l’altra parte.

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