Non esiste nei tribunali nei quali quella che scaturisce viene eufemisticamente definita semplicemente “processuale” che è l’amaro risultato della scritta “La legge è uguale per tutti”, che troneggia sopra la poltrona del Presidente, come potrebbe esistere in una situazione di questa grandezza?
La situazione è questa e, allo stato attuale delle cose, apre un’amara panoramica di scenari inquietanti.
Innanzi tutto l’appurare una qualsiasi verità, vera o di comodo o altro, non porterà in vita Giulio Regeni; secondo, Regeni non è stato l’unico a “beneficiare” della sorte a lui toccata; altri ce ne sono stati, e altri ce ne saranno, se “percorreranno” la stessa strada. A questo aggiungiamo un interrogativo grande, enorme, che ogni giorno che passa, si ingrandisce sempre più e che stimola sempre più la curiosità di tutti, (sempre che soddisfare questa curiosità possa servire a qualcosa), che cosa faceva, in realtà, Giulio Regeni? “Ricercatore”, ma… ricercatore di che cosa? Di guai, certamente, perché andarsi ad infiltrare nei sindacati dell’opposizione in un regime che fa sparire tutti senza chiedere permesso a nessuno, significa solo “andare alla ricerca di guai” anche se con il tesserino dell’Università di Cambridge. Terzo, che cosa era riuscito a sapere Regeni, di quali informazioni era entrato in possesso, per essere controllato a vista dai servizi segreti del regime, e per essere stato sottoposto a torture che lo hanno ucciso e lo hanno reso irriconoscibile?
Certo, qui non si tratta delle favole di Biancaneve e di Cappuccetto Rosso, perché, se le deduzioni non sono sballate, il fatto che siano state fornite sulla situazione molte dichiarazioni “che non stanno né in cielo, né in terra”, e che sia stato torturato, (è ovvio, per parlare),è indice che ciò di cui era venuto in possesso, doveva rappresentare qualcosa come delle “bombe atomiche” e, cosa ancora più drammatica, che questo “qualcosa” non doveva andare avanti. …
A questo punto tracciamo la situazione più amara e abbiamo finito l’elenco. Come avevamo espresso dei dubbi, in un articolo precedente, su chi erano i destinatari delle “ferme” prese di posizione di Gentiloni, oggi lo ripetiamo; erano il nostro Senato, a titolo referente e per dare “fumo negli occhi al popolo”, o il governo e gli investigatori egiziani? …perché una cosa è certa con gli interessi economici, grandi e strategici, che legano il nostro paese all’Egitto, è molto difficile che un ministro degli esteri comprometta qualcosa, nei rapporti esistenti fra i due paesi, per prendere posizioni decise, e niente affatto amichevoli, a causa dell’uccisione, in circostanze che non saranno mai chiarite, di un giovane che era andato a “rompere le scatole al regime”… .
Oggi, nonostantequeste situazioni non lasciano tanto la via libera a “prese di posizioni autoritarie,” anche, secondo le parole di Gentiloni, “di misura adeguata”, apprendiamo con somma meraviglia che le “misure adeguate” conclamate da Gentiloni e che diplomaticamente parlando, potevanosignificare amaramente, si sono concretizzate con il “richiamo dell’ambasciatore” a Roma”!.
Su questa nuova situazione che si sta profilando, e nella consapevolezza che la politica sia sporca e che per essa sia sempre valida la leggemachiavellica secondo la quale, “la perdita di una “pedina”, val bene gli interessi di una nazione”, ci poniamo l’interrogativo inquietante di “a che cosa possa preludere questa decisione del Ministro degli Esteri”.