L’ha capita,finalmente?
Roma, 24 febbraio 2017 – Mentre il PD è nella bufera, perché non si capisce “chi la vole cotta e chi la vole cruda”, Renzi non ci ha pensato due volte ed è volato negli USA. Perché? La risposta la forniscono i TG. Sembra paradossale ma questi dicono esplicitamente che “è andato a imparare come si crea lavoro”….e c’è da crederci perché lo riferiscono i TG di ogni orientamento.
Forse, e vogliamo essere un po’ caustici, potrebbe essere l’unica cosa giusta che abbia fatto perché, alla nuova trasmissione “Carta Bianca”, D’Alema ha reso chiaro il quadro della situazione. Tutti i meccanismi e i provvedimenti messi in atto dal governo Renzi, e l’attuale ne è una continuazione, nell’economia sono stati un fallimento e l’economia, nonostante le frasi ottimistiche di Renzi, e quelle attuali di Gentiloni, è ferma (se questo mese ha un giorno in più e registra lo 0,7% e l’altro ha un giorno in meno e registra lo 0,6%, non c’è da arzigogolarci tanto sopra; l’economia è ferma).
È chiaro che Renzi, nonostante propinasse “mari e monti” al popolo, non ci credeva nemmeno lui e, alla fine, ha dovuto farsi una ragione che non poteva “standardizzare la piena occupazione e la produzione in “lenta” ma costante ripresa”, che facevano a cazzotti l’una con l’altra, la mattina, ed essere smentito dall’INPS e dall’ISTAT la sera. Così è andato ad apprendere “come si crea lavoro” nell’unica nazione che, sia nel bene, sia nel discutibile, ha sempre fatto questo. Certo, poteva andare anche nella Germania, a scambiare altri quattro “baci e abbracci” con la Merkel, dopo che questa lo aveva relegato, qualche volta, “all’angolino”, come il “ragazzino di bottega”, ma si da il caso che non abbia il dono dell’ubiquità.
Che cosa ci aspettiamo da questa “trasferta”? Qualche quotidiano l’ha paragonata ironicamente ad una sorta di “Erasmus” e speriamo che non sia così perché personalmente a questa iniziativa non ci credo e mi è nota solo attraverso i fatti della cronaca nera che ha alimentato e per il rischio e i pericoli, nonostante le “assicurazioni e le garanzie”, che si corrono ospitando gente sconosciuta e di razze diverse in casa propria.
I sistemi dell’apprendimento sono altri. Innanzitutto vedere come le nazioni che guidano l’economia del mondo hanno sistemato il loro sistema di contribuzione. Poi provvedere alla riforma del fisco, perché come sta adesso, è il miglior incentivo all’evasione fiscale e se le tasse se ne vanno nell’evasione, non possono alimentare gli investimenti che creano lavoro. Inoltre, il sistema oggi in vigore, fa fare una quadratura di bilancio l’anno successivo, ma questo non serve a niente perché gli accertamenti degli inadempienti arrivano quattro o cinque anni dopo e questo significa che i “cervelloni” della Ragioneria Generale, ci mettono cinque anni per accertare chi deve dare (sempre) e chi deve avere (mai) essendo i conti pubblici, (lo Stato) sempre in passivo, per cui questa quadratura avviene cinque anni dopo.
Il meccanismo di risoluzione del problema sta nell’applicazione del “Conflitto delle competenze” che abbassa le tasse, (quindi toglie la necessità di evaderle), e risana i conti pubblici e questo nel breve intervallo di tempo dei sei mesi dell’anno successivo a quello fiscale.
Poi, la politica dell’investimento; se non ci sono gli investimenti, non possono esserci posti di lavoro, per cui, come si applica il “Conflitto delle Competenze” nella tassazione, bisogna ridurre verticalmente le imposte di fabbricazione altrimenti non si arriverà mai a niente (Trump fa scuola). Inoltre questo deve essere basato su un parametro molto importante; l’Italia non è un paese da pionierismo e di conquista; non si può inventare niente oltre quello che è stato inventato e, condizione indispensabile, per creare occupazione, oltre all’applicazione dei meccanismi enunciati, è quella di mandare presto i lavoratori in pensione (fallimento della legge Fornero che ha inventato i lavoratori “centenari”), e poi la politica reddituale.
Entrare nell’ottica della “partecipazione agli utili” che crea interesse alla produzione e incrementa la produttività. Se non “sia di coccio”, su questi concetti, come dimostrano tutti gli esponenti del suo partito, da un Paese che, parole sue, “sta costruendo il futuro”, questi concetti dovrebbe apprenderli.
A questo punto bisogna fare presente che questo parametro è stato sempre massimamente ostracizzato dai sindacati e dai partiti della sinistra e non se ne è mai capita la ragione. Ovviamente, però, si capisce la ragione della proclamazione degli scioperi per le rivendicazioni salariali in cui i lavoratori masochisticamente vengono trasportati dai sindacati e vi perdono denaro, mentre i sindacati lo guadagnano.
Per fare questo non c’è bisogno di fare un “Erasmus” e nemmeno andare negli USA. Basta armarsi di competenza, con un buon trattato di Politica Economica, e di volontà di applicare e fare applicare quei meccanismi, da parte del governo, e, da parte dell’elettore, cambiare la classe politica per scegliere quella che sostiene questi meccanismi.
Allo stato attuale, sono difficili entrambe le condizioni, ma certamente quella del cambio della classe politica, molto di più, perché alla “poltrona” ci tengono e vi concorrono tutti con i sistemi più subdoli, sottili ed efficaci e il povero elettore, proprio quando è sicuro di essersi difeso, è proprio allora che è stato fregato e…corre a dargli il voto.
Per concludere la definizione del fenomeno, stiamo vedendo che il Congresso del PD è letteralmente nella bufera. Ognuno parla una lingua diversa e la scissione è un dato di fatto. Fra gli scissionisti, Emiliano, prima esce, poi rientra e si candida contro Renzi e questo è SIGNIFICATIVISSIMO!.. e lo ha ammesso lui stesso: ai privilegi acquisiti non ci rinuncia.
Orlando lo segue e con Bersani e d’Alema si formano gruppi propri, in lotta fra di loro per la segreteria e contro Renzi e tutti i partecipanti convergono ad un unico obiettivo, “mandare avanti la situazione il più possibile per far arrivare il governo alla fine della legislatura”. Questo, in modi diversi rappresenta l’interesse di tutti i componenti il partito. Renzi se ne è accorto e ha detto laconicamente, ma toscanamente, dagli USA, che “si litiga sul nulla”. Questo rilievo oltre ad essere una presa di consapevolezza della realtà della situazione, può suonare anche come una GRANDE accusa al suo partito.
In questa situazione, riproponiamo la domanda, “Che cosa ci aspettiamo da questa “trasferta”?”. Forse solo che Renzi abbia capito, come, da alcuni suoi interventi, sembra, che cosa bisognerebbe fare in Italia ma… su questa situazione, a giusta ragione, alla domanda “Che cosa ci aspettiamo”, concludiamo pessimisticamente, “Probabilmente niente, se la classe politica resterà quella che è adesso.”
Perché? Probabilmente, e la supposizione mi viene improvvisamente, non sarà possibile né ora, né mai, che Renzi, di ritorno dagli USA, riesca ad applicare il bagaglio di nozioni che, senz’altro, avrà apprese perché, qualsiasi classe politica riempia le aule parlamentari, (sempre anche nell’augurio che si riesca a giungere in qualche modo al sistema monocamerale e al bipartitismo), il fenomeno che si verificherà sarà sempre quello che serpeggerà comunque, come una radio-naja, proveniente, come sempre, dai “poteri forti”, di approvare tutto, tranne i famosi meccanismi di Politica Economica che stanno portando nel futuro gli USA e le nazioni più progredite per cui saremmo sempre e comunque, “punto e da capo”.