È uno dei più giovani Presidente del Consiglio posto a capo di un Esecutivo di coalizione che per sopravvivere politicamente, deve concordare con gli alleati (e qualche volta anche con l’opposizione), le riforme contenute nel suo programma.
Non possiede un curriculum politico molto ricco se non come amministratore locale, prima alla presidenza della provincia di Firenze e poi nella carica di sindaco della stessa città.
È un ottimo comunicatore molto abile nel conquistare il consenso della gente, ma, come spesso accade ai decisionisti come lui, capita di fare troppi passi in avanti correndo il rischio di non mantenere le promesse fatte.
Non è certo questa l’occasione di fare il bilancio delle opere portate a termini, di quelle incompiute o di quelle nemmeno iniziate, tuttavia bisogna riconoscere che la sua popolarità tende a scemare e la possibilità di compromettere la propria credibilità aumenta giorno dopo giorno.
Nella corposa panoramica delle inadempienze vanno segnalati due episodi molto significativi.
Si era impegnato pubblicamente che gli stipendi dei super manager e degli altri dipendenti pubblici, non potevano superare quello percepito dal Presidente della Repubblica (circa 260.000,00 euro all’anno), ma non ci ha nemmeno provato perché, taluni dirigenti della Camera e del Senato e, soprattutto, moltissimi magistrati, continuano a percepirne il doppio se non il triplo di questa cifra indubbiamente ragguardevole.
Altro impegno solennemente assunto, riguardava la “pulizia penale” dei ministri e dei sottosegretari di Stato.
Ebbene, in questo caso si è, invece, ricorso al “doppiopesismo” costringendo, sia pure indirettamente, due ministri del partito di Alfano (Di Girolamo e Lupi), penalmente puliti, a dimettersi in seguito ad alcune notizie di stampa e di intercettazioni telefoniche, non si sa quanto interessanti ed interessate, mentre ben quattro sottosegretari del suo partito, indagati dalla magistratura, continuano a conservare le loro poltrone.
Sono garantisca convinto e non credo che un semplice avviso di garanzia possa essere interpretato come una condanna, tale da estromettere un personaggio dal proprio incarico, ma allora non si doveva fare cenno a questo impegno.
Ricordo che questi metodi venivano usati nella seconda Repubblica, quando un qualsiasi P.M. con un semplice avviso di garanzia, poteva stroncare la carriera di un politico anche importante.
Per superare questo stato di cose, è stata approvata la “legge Severino”, ma già molti parlamentari che l’hanno votata, la considerano superata e, fin qui, non equamente applicata.