Resa dei conti in casa Pd
Roma, 27 settembre – Credo sia una delle rarissime volte in cui all’interno della classe dirigente di un partito che, esprime il Presidente del Consiglio, nomina i ministri dei dicasteri più importanti, dispone della maggioranza relativa nei due rami del Parlamento ed è accreditato di un consenso sempre crescente, scoppi una feroce “resa dei conti” con conseguenze imprevedibili per l’intero nostro Paese.
Stiamo parlando, ovviamente, del Partito Democratico, del Premier Renzi, del maggiore sindacato italiano e delle riforme istituzionali, sulle quali è in corso il dibattito sotto attenta osservazione della Comunità Europea e della classe imprenditoriale più rappresentativa dentro e fuori dei confini nazionali.
La situazione non è affatto semplice e tranquillizzante perché, al punto in cui sono arrivate le contrapposizioni, qualcuno dovrà “perdere la faccia” e forse anche la poltrona dal momento che i margini per soluzioni compromissorie sono ormai molto ristretti.
Alquanto sorprendente l’oltranzismo della sinistra del partito che, pur rappresentando la minoranza nella direzione e tra l’elettorato, è sicuramente in grado di coagulare consensi nell’opposizione parlamentare e creare problemi alla stabilità del governo.
Alle vivaci proteste della stessa sinistra, che ha minacciato battaglia sulla riforma del lavoro presentata dall’esecutivo, sembra stia facendo “da spalla” il direttore del più diffuso quotidiano italiano, “Il Corriere della Sera”, e non credo si tratti di “uno scivolone” casuale.
Infatti, il direttore, Ferruccio De Bortoli, destinato a lasciare l’incarico tra qualche mese, in un dissacrante editoriale pubblicato giorni fa, si è scagliato contro il Premier attribuendogli una personalità “egocentrica ed ipertrofica” ed accusandolo, tra l’altro, di aver scelto una squadra di governo di una “incompetenza disarmante”.
In riferimento ai presunti patti di Via del Nazareno, il direttore del “Corriere” ha chiesto chiarezza e trasparenza anche, e soprattutto, in relazione alla presenza di “uno stantio odore di massoneria”.
Allo stato attuale delle cose, non si è in grado di stabilire se questo pesantissimo attacco riassuma ed esprima una “fetta” dei cosiddetti “poteri forti” che si riconosce nell’azionariato dell’autorevole quotidiano milanese, oppure sia riconducibile ad una iniziativa individuale contro qualcosa o contro qualcuno.
A questo punto l’abrogazione od il mantenimento dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, non mi pare sia ancora rilevante ed influente, dal momento che anche tra le forze sindacali, fatta eccezione per la CGIL e la FIOM, si continua a discutere senza posizionamenti ed arroccamenti caratterizzati da una opposizione pregiudiziale e preconcetta.
Quello che appare certo è il piglio riformatore del Presidente del Consiglio, il quale continua ad esternare sicurezza e determinazione nelle varie sedi ed in tutte le occasioni.
È opinione ricorrente che la vera “resa dei conti” avverrà lunedì prossimo quando è prevista la riunione della Segreteria del partito che i “renziani” chiedono si concluda con un voto accettato e rispettato da tutti.