Ridurre la pressione fiscale e tagliare gli sprechi della politica
Gli oligarchi dei partiti, invece di azzerare i famigerati “rimborsi elettorali”, hanno deciso di incassare la metà della rata di luglio: circa 90 milioni di euro. Le 70.000 auto blu restano in circolazione. I carrozzoni inutili dei Consigli provinciali (che dovevano essere aboliti nel 1971 dopo l’istituzione dell’ordinamento regi onal e) continuano a drenare il denaro pubblico, nonostante le reiterate promesse fatte dai “leaders”.
Per riempire le casse dello Stato vogliono mettere in vendita gli immobili in disuso, tartassare le case di abitazione, imporre ulteriori sacrifici ai lavoratori e ai pensionati.
Hanno dimenticato il monito dell’imperatore Tiberio “le pecore vanno tosate, non scorticate”. Non si rendono conto che la più urgente manovra economica da fare e la drastica riduzione della pressione fiscale per lasciare nelle tasche dei contribuenti una maggiore quantità di denaro, necessario per incrementare la domanda globale di beni e di servizi.
Ciò favorirebbe la crescita economica (P.I.L.) e creerebbe nuovi posti di lavoro (dottrina keynesiana del “moltiplicatore del reddito”). L’economia non potrà decollare fin quando resterà appesantita dalla zavorra degli appalti truccati e dal riciclaggio di enormi quantità di denaro sporco.
È da oltre un secolo che le crisi economiche sono strettamente collegate alla questione morale. Chi auspica la crescita economica deve prendere atto che in un Paese manovrato dalle mafie, il sistema produttivo non può svilupparsi finchè viene taglieggiato dal “pizzo”.