Sebbene fino a non molto tempo fa questi non fosse altro che un illustre sconosciuto, anche all’interno del suo stesso partito, è stato sufficiente rompere i rapporti con Renzi per divenire uno degli elementi più rappresentativi del fronte dei “Dem”, che costituiscono l’agguerrita minoranza all’interno della direzione del partito.
L’occasione che ha determinato l’apparente definitiva rottura (in politica, come nella vita, non bisogna mai dire mai), è stata la discussione e la successiva approvazione della nuova legge elettorale, meglio nota come l’”Italicum”, la cui bocciatura avrebbe potuto creare gravi ripercussioni anche sulla tenuta del governo.
La sorpresa maggiore, però, è venuta dal comportamento dei suoi compagni di cordata, come i vari Cuperlo, Fassina, Bindi, fino allo stesso Bersani, i quali, contrariamente alle previsioni di alcuni autorevoli osservatori, hanno preferito restare e tentare la “strambata” dall’interno del partito.
La situazione di stallo è destinata a perdurare perché nessuno manifesta la volontà di fare un passo indietro e, stando così le cose, non credo si vada da nessuna parte.
Risulta che molti amici e sostenitori di Civati, hanno chiaramente detto che non intendono seguirlo nella sua scelta perché una scissione in questo clima politico, economico e finanziario peggiorerebbe una situazione già molto grave nel partito e nel Paese.
L’unica forza politica che ha accolto Civati a braccia aperte, è stata SEL con il suo segretario in testa. Nichi Vendola, il quale ha dichiarato che esistono le condizioni per costituire un nuovo soggetto politico alla sinistra del PD, con gli espulsi dal M5S, altri del gruppo misto insofferenti all’ “arroganza” renziana ad altri ancora che prima o poi lasceranno il PD.
È assai verosimile che anche la recente sentenza della Corte Costituzionale sul rimborso del “maltolto” ai pensionati (le ultime stime indicano un enorme buco di circa 16 miliardi di euro), è destinata a pesare su quanto sta avvenendo nelle scelte obbligate dell’esecutivo.
In particolare, il governo Renzi dovrà responsabilmente ed in maniera pacata e convincente soppesare i relativi provvedimenti da adottare perché al Senato, a differenza della Camera dei Deputati, i margini di manovra sono molto più ristretti e pericolosamente tortuosi.
Sorprende un po’ il silenzio “assordante” del segretario della FIOM, Landini e della stessa Camusso, numero uno della CGIL, i quali, fin qui, non hanno preso una loro decisione netta e definitiva sulla scelta del “ribelle” Civati.
Lo faranno certamente nei prossimi giorni dopo aver discusso all’interno dei rispettivi organismi sindacali.
Da un’analisi serena e disincantata, si può, quindi, affermare che veramente si è fatto molto rumore per nulla.