Avvilente e sconcertante palleggio di responsabilità per la scissione nel Pd

Roma, 4 marzo 2017 – A  vederli ed ascoltarli taluni politici, anche navigati, e persino aspiranti a governare il Paese, si prova un profondo disappunto che va ben oltre il comune senso del pudore.
Sappiamo benissimo che la specie degli uomini illustri che concepirono e crearono il cosiddetto “miracolo economico” nell’immediato dopoguerra e gettato le basi per un’Europa Unita, si è, di fatto, estinta, ma dall’attuale classe dirigente, strapagata e beneficiaria di notevoli prebende di ogni tipo, primo tra tutte l’inconcepibile e scandaloso vitalizio, ci aspettavamo qualcosa di più serio e costruttivo.
Attualmente i  protagonisti di questa disgustosa sceneggiata sono gli elementi più rappresentativi che recitano sul palcoscenico del PD, come Renzi, D’Alema, Bersani ed altri  soggetti meno noti alla stragrande maggioranza degli elettori nostrani.
Non siamo certo i difensori d’ufficio di Massimo D’Alema, né fan o sostenitori del suo credo politico e programmatico, ma non riusciamo ad immaginarci come un “rottamato”  qual’ è stato definito, possa essere stato il regista della scissione, verificatasi nel più grande partito italiano e tuttora azionista di maggioranza nell’attuale compagine governativa, come il PD.
Eppure lo ha detto e scritto il dr. Matteo Renzi che fino a qualche mese fa veniva considerato il “leader maximo”  indiscusso ed indiscutibile, dalla stragrande maggioranza non solo del suo partito, ma anche degli Italiani.
Netta  la smentita dell’interessato e degli altri cosiddetti  scissionisti che hanno rinviato il tutto al mittente senza sconti di sorta.
Va sottolineato a questo  proposito che l’ex inquilino di Palazzo Chigi ha usato toni aspri e taglienti anche nei confronti di Bersani, uno dei capi storici e carismatici della sinistra italiana, apprezzato e rispettato da colleghi di partito  ed  avversari per le sue comprovate e notevoli doti di amministratore e di ministro.
La sua colpa più grave è stata semplicemente quella di aver dichiarato pubblicamente di non condividere la politica governativa e le iniziative estemporanee dell’ex Presidente del Consiglio e segretario nazionale del suo stesso partito che si definisce, però, libero e democratico.
Evidentemente oggi gli ideali veri scarseggiano e si affermano sempre di più le tattiche propiziatorie  dei “mestieranti della politica”,  impegnati a difendere ad oltranza le loro poltrone e gli scandalosi privilegi di cui godono spudoratamente e senza alcun ritegno.
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