Politica
L’elettore, incastrato
Roma, 25 settembre – Ieri, 24 settembre, primo sabato della campagna referendaria. Finalmente! Sono usciti dalle tane per incontrare gli elettori… si; solo per incontrarli, badiamo bene, perché chi si aspettava un dialogo, una spiegazione, un chiarimento delle posizioni prese in relazione alle attuali situazioni… proprio niente, eh!…scene mute e elusione di domande.
Movimento 5 Stelle; tavolinetto e gazebo quasi da grandi occasioni, a Piazza della Regina Margherita a Roma. Finalmente! Un sospiro di sollievo accoglie la gradita presenza dopo lunghe settimane in cui, reclamizzata la campagna referendaria, ogni elettore era abbandonato a se stesso in un vortice metropolitano senza dimensioni. Le domande che richiedono una risposta sono tante, ma le risposte no. I volantini troneggiano sul tavolino dove trova posto anche l’immancabile registro in cui si incasellano le firme. I volantini recano scritto, in caratteri piccoli, ovviamente, quello che sta scritto su un cartello-totem grande che segnala la presenza della postazione: slogan, niente altro che slogan. Gli attivisti, di varie età, anche un ex candidato, girano a vuoto attorno al gazebo e si inventano, momento dopo momento, qualcosa da fare; mettere a posto dei volantini, girare per bene sul tavolino un fermacarte, ecc., ecc.
Simpatizzanti e curiosi si fermano di volta in volta e rivolgono domande di una banalità abissale alle quali i presenti sono ben disposti a rispondere con identica banalità. Su quasi tutti i volantini, una domanda che fa capo ad uno stesso argomento, “Era necessario il referendum?” Risposta, “NO”. Il M5S propone il “NO”, ma non risponde alla domanda “Perché?” e porta a sostegno di questa sua posizione l’elenco di tutte le cose sbagliate che sono nella Riforma Costituzionale e, se si va a leggere con attenzione, si scopre che sono tutte quelle cose che, messe al contrario, Renzi e la Boschi decantano come progresso.
Il popolo è banale, come le sue domande, e si accontenta di poche banalità, proferite con ordine, per sentirsi soddisfatto nelle sue curiosità. Gioca, una parte notevole, nel fenomeno, il consenso quasi plebiscitario di cui ha beneficiato Virginia Raggi.
A questo punto, dopo aver letto uno dei volantini, che, in forma diversa, dicono quel che dicono tutti gli altri, propongo una domanda ad uno degli attivisti. Che cosa significa, mettere tutte le inutilità della riforma, legate da un laconico “e, adesso?” in collegamento con i problemi di carattere economico, primo fra tutti, la disoccupazione sempre in aumento? C’è una relazione fra le une e gli altri? Cercando una scappatoia a destra e a manca, questi mi palesa la sua evidente ignoranza della materia e la sua incapacità a rispondermi. Dopo alcune parole, palloncini ad elio sospesi nel vuoto, introduce con uno stentoreo “…mah lo sa?…” che sua figlia laureata in Archeologia con “150 e lode”, non riesce a trovare lavoro la qualcosa non ha alcuna relazione con i “SI” o i “NO” e con qualunque riforma costituzionale… è di natura economica?!…beh, il problema denunziato è comune alla intera generazione dei giovani per cui puntualizzo che, sul volantino, sulla menzione del problema, non figura alcuna proposta e il M5S, se lo menziona, dovrebbe dare una risposta. “La trovi lei la risposta!” mi fa crudo lui.
La risposta mi autorizza a tirare la sintesi di questo colloquio fatto di “palloncini sospesi nel vuoto” e di incompetenze. I casi personali, nella politica, come nel giornalismo, non fanno testo e, per regola deontologica, non si fanno, ma questo mi fa capire che è in atto, in tutto l’arco parlamentare, il potere o, meglio, il governo delle lobbie che tende ad ingarbugliare sempre di più le situazioni per portarle ad un “punto di rottura” o un “punto esplosivo”.
Con la riforma elettorale si dovrebbe andare al bipolarismo altrimenti qualsiasi situazione permane ingovernabile ma tutti contestano e nessuno provvede a correggere e a migliorare; nella Riforma Costituzionale i “SI” e i “NO” si mescolano nella dimensione di una riforma fatta molto male ma, paradossalmente, dalla “necessità” necessaria perché, in un modo o nell’altro, dobbiamo raggiungere il monocameralismo.
Tutti i partiti propendono per un “SI” o un “NO” di parte e, non promuovendo, nessuno, alcuna modifica, l’elettore si trova incastrato a dover scegliere tra un “NO” sbagliato per ragioni ideologiche e un “SI”, riferito ad una struttura sbagliata che non risolve il problema.