Siamo assediati dalle mafie! Allarme del Governatore della Banca d’Italia
Roma, 8 novembre – Il Rapporto annuale “Doing business” della Banca Mondiale del 2011, dedicato alla classifica dei paesi dove conviene investire, indicava l’Italia al 157° posto, su 183 paesi, per la durata dei procedimenti e per l’inefficienza della giustizia, preceduta da Togo, Isole Comore, Indonesia e Kosovo.
In Italia, infatti, occorrevano e occorrono 1.210 giorni per il recupero di un credito commerciale, mentre in Germania appena 394.
Osservava, allora, il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, prima di passare al nuovo incarico di Presidente della Banca Centrale Europea: “L’incertezza che ne deriva è un fattore potente di attrito nel funzionamento dell’economia, oltre che di ingiustizia. Nostre stime indicano che la perdita annua di prodotto attribuibile ai difetti della nostra giustizia civile (aggiungiamo anche e soprattutto di quella penale n.d.a.) potrebbe giungere a un punto percentuale”. Così Draghi, circa quattro anni addietro.
Ed ora? Nulla è cambiato, tanto che sull’argomento, come apprendiamo dalla stampa di oggi, è autorevolmente intervenuto anche il suo successore nell’alta carica, Ignazio Visco, che nel corso della sua relazione di ieri, a Milano, in un convegno sul contrasto all’economia criminale, ha sostenuto che la criminalità “ha un effetto negativo sugli investimenti in generale e quelli dall’estero in particolare..”. Visco ha precisato che senza le mafie “tra il 2006 e il 2012 i flussi di investimento esteri in Italia sarebbero risultati superiori del 15 per cento, pari a quasi 16 miliardi di euro”. Ricordando che è urgente creare le condizioni perché l’economia italiana “torni a crescere”, Visco ha detto che “le aziende che operano nelle aree caratterizzate da alti livelli di criminalità pagano, secondo uno studio, tassi d’interesse di circa 30 punti base più elevati rispetto a quelli pagati dalle imprese attive in zone con bassa criminalità e sono costrette a fornire maggiori garanzie per ottenere credito”. Ha poi aggiunto che anche nel mercato assicurativo i premi più elevati sono pagati in Campania, Puglia e Calabria. Il premio medio pagato a Napoli è oltre il triplo della media Ue..”. Il Governatore ha concluso con l’auspicio che “..una rapida approvazione della legge sull’ autoriciclaggio sarebbe comunque un primo, importante, passo dopo anni di discussione..”, anche se il testo all’esame del Parlamento “rappresenta un compromesso tra diverse posizioni” per cui non vanno escluse “ulteriori misure..”.
Tutto ciò lascia ovviamente cadere le braccia ai cittadini onesti, per niente tutelati dall’aggressione della criminalità da oltre vent’anni, peraltro presi in giro con il varo nel tempo di leggi depistanti che tutto fanno tranne che contenere l’esondazione criminale; anzi, favorendola!
Bene, restando sull’argomento mafie, e in particolare sul dibattuto (anche da noi su questo giornale) tema dei beni sequestrati, si traggono spunti d’interesse da un convegno di studi organizzato nei giorni scorsi a Milano da Unicredit Foundation nel corso del quale Maurizio Carrara, Presidente di UniCredit Foundation, ha precisato che “Questi dati e la loro dimensione mettono in luce come il patrimonio confiscato alla criminalità organizzata possa essere una grande risorsa per la collettività, non solo per il suo valore economico, ma soprattutto per la sua grande valenza civica e sociale..”. Affinché l’azione delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, ovvero dello Stato, non venga vanificata, ha aggiunto il Presidente di UniCredit Foundation, “..è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte della società civile e dei suoi corpi intermedi”. Per questo UniCredit Foundation e UniCredit hanno investito 1,1 milioni di euro in 8 progetti in diverse Regioni italiane, con l’obiettivo di dimostrare non solo che i beni confiscati possono essere indirizzati verso importanti funzioni sociali, ma anche che è possibile farlo nel rispetto della legalità.
Su questo giornale, con articolo del 22 settembre scorso, dal titolo: “Beni sequestrati alle mafie: 3 miliardi dimenticati. Perchè?”, scrivemmo del pesantissimo atto di accusa del Prefetto Caruso, Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati: “Non è normale che i tre quarti del patrimonio confiscati alla criminalità organizzata siano nelle mani di poche persone che li gestiscono spesso con discutibile efficienza e senza rispettare le disposizioni di legge. La rotazione nelle amministrazioni giudiziarie è prevista dalla legge così come la destinazione dei beni dovrebbe avvenire entro 90 giorni o al massimo 180 mentre ci sono patrimoni miliardari da 15 anni nelle mani dello stesso professionista che, peraltro, prende al tempo stesso una parcella d’oro (7 milioni di euro) come amministratore giudiziario e 150 mila euro come Presidente del consiglio di amministrazione. Vi pare normale che il controllore e il controllato siano la stessa persona?”. Il dato di partenza, secondo un’interpellanza parlamentare dell’ On. D’Ambruoso, era che al 30 giugno 2014 in quel Fondo risultavano depositati 1.429.074.000 euro di risorse liquide e circa 2 miliardi di risorse non liquide (titoli, gestioni patrimoniali, contratti assicurativi etc.), ragione per cui il Parlamentare chiedeva “a che punto siano i lavori per l’adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, mai pervenuto…”, che sblocchi finalmente la situazione.
Bene, mentre anche noi attendiamo fiduciosi che tale situazione si sblocchi, per disporre finalmente di risorse che ammontano al 25% per cento dell’attuale manovra finanziaria, siamo in attesa che da parte della Politica odierna dei proclami ci sia il varo una volta per tutte di Leggi serie e non di facciata nella lotta alle mafie e alle ecomafie…
Che fare, quindi?
Aspettiamo ancora, in verità sfiduciati…proprio perchè desideriamo un’Italia in cui il concetto di sviluppo e progresso sia quello che garantisca il bene di tutti, e non l’interesse di pochi…soprattutto se mafiosi…