Calato il sipario sulla 17^ legislatura
Dopo il previsto periodo di cinque anni, la 17^ legislatura si è conclusa tra una marea di critiche e polemiche con l’avvicendamento a Palazzo Chigi di ben tre Presidenti del Consiglio, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.
Come sempre accade in tutte le democrazie del mondo, la maggioranza di governo sostiene di aver fatto tanto e molto bene, mentre le forze della opposizione ritengono si sia fatto poco e male,
Da sottolineare, in particolare, la conquista di due record, entrambi negativi come il numero dei cosiddetti “voltagabbana” (esattamente 547 quelli che hanno cambiato casacca), ed il ricorso al voto di fiducia che ha superato il centinaio.
Sebbene i nostri “mestieranti della politica” non verranno perseguiti perché salvaguardati dall’art. 67 della Costituzione (ciascun membro del Parlamento esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato), l’atto, però, tradisce la fiducia dei propri elettori sui quali non si potrà più contare e le conseguenze non tarderanno ad arrivare.
Per quanto riguarda, invece, il sistematico ricorso al voto di fiducia, si getta discredito sulle istituzioni non solo nel Paese, ma anche nella Comunità Europea e si finisce per incrementare l’astensionismo oppure, in alternativa, il voto di protesta.
Ma l’aspetto più emblematico e per alcuni versi paradossale, è che taluni esponenti di partito alquanto autorevoli, danno già per scontato un “nulla di fatto” nella consultazione del 4 marzo ed analizzano già le strategie prefigurando un ritorno alle urne entro il mese di giugno.
I più attivi in questi giochi di palazzo sembrano coloro i quali temono di non essere inseriti nei collegi sicuri o di non essere addirittura ricandidati e, quindi, perdita della poltrona o dello strapuntino.
La novità del momento è l’apparente ammorbidimento del M5S e la diffusa certezza che da soli, secondo anche i sondaggisti più accreditati ed il comune buon senso, non ci saranno i numeri per formare un nuovo governo, per cui non si può prescindere da alleanze e compromessi di qualsivoglia natura.
Non siamo certo gli accusatori o i difensori d’ufficio del leader pentastellato, ma quando costui annuncia pubblicamente che presenta un programma e governa con chi lo condivide, dimentica di precisare in cambio di che cosa perché nessuno dà niente per niente.
Inoltre quando anche un piccolo cespuglio diventa determinante per la maggioranza, è facile scivolare nel ricatto e lo abbiamo già sperimentato col NCD di Alfano che ha chiesto ed ottenuto importantissimi incarichi come il Ministero della Giustizia, degli Interni e degli Esteri.
Il vecchio adagio dice semplicemente: “provare per credere”.
Del direttore:
Peccato che lo si faccia sulla pelle degli italiani….