Roma, 20 febbraio – La nota vicenda giudiziaria della maxi multa ai concessionari di slot è finita nei giorni scorsi con la condanna da parte della Corte dei Conti delle ultime due società: Bplus e Hbg, che dovranno pagare rispettivamente 335 e 72 milioni di euro (erano 835 e 200 in primo grado).
Finalmente la fine di una storia tutta italiana cominciata nel 2007, quando, applicando alla lettera le norme previste, il GAT – il Gruppo Antifrodi Tecnologiche della Guardia di Finanza – calcolò per tasse evase, contratti non rispettati, multe e interessi, l’abnorme cifra di 98 miliardi di euro.
La prima sentenza del 2012 ridimensionò l’importo a 2,5 miliardi di euro, 835 dei quali a carico di Bplus (di Francesco Corallo, figlio di Gaetano, uomo legato alla Cosa nostra catanese di Nitto Santapaola, con legami con la politica) con base a Londra.
Gli altri concessionari, tra l’altro, avevano già chiuso la vertenza corrispondendo allo Stato il 30 per cento delle somme dovute (430 milioni di euro) con il solito condono deciso nel 2013….pensa te!…. dal Governo Letta.
La sanatoria in questione, con l’improvvido siluro al bravissimo fondatore e comandante del Gat, Umberto Rapetto, poi dimessosi dal Corpo, è stata al centro di numerose interrogazioni parlamentari.
La BPLUS, commissariata dallo scorso agosto su segnalazione del Presidente dell’ Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha già depositato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ed il 12 marzo prossimo il Tar sarà chiamato a pronunciarsi sulla seconda interdittiva antimafia emessa a dicembre dal Prefetto di Roma.
Tali importanti risultati certamente non sarebbero stati raggiunti senza l’azione di Finanzieri Schienadritta capeggiati dal bravissimo Colonnello Repetto, ovviamente mai promosso Generale. Il perché lo racconta lui stesso in un verbale inedito: “Posso dire che il nostro Comando Generale ha sempre cercato di orientarci verso il disimpegno da queste indagini, anche attraverso note formali che contestavano l’assenza di una nostra competenze in materia. Ricordo una nota del Generale Cicciò che mi invitava a comunicare al Magistrato Contabile la nostra incompetenza formale, proponendo di rivolgere la delega al Nucleo di Polizia Tributaria. Il dott. Smiroldo (della Corte dei Conti) non accolse l’invito verso il quale fu anzi molto critico, pregandomi di segnalare a lui eventuali tentativi di interferenza con le indagini da parte dei miei superiori”. Insomma, una vicenda tutta italiana dalla quale traspaiono elementi inquietanti che ormai non più meravigliano…..
Il primo, vede la società concessionaria del gioco cosiddetto legale con abnormi introiti, nelle mani di persone vicine alla mafia siciliana; il secondo, altrettanto clamoroso, riguarda un fedele Servitore dello Stato messo da parte perché….galantuomo e competente…..C’è speranza per il futuro?
Sull’argomento, articoli: “Lotta al gioco d’azzardo a seguito del grande allarme sociale. Si, ma con quali armi?” del 18 Settembre 2012; e “I signori del gioco d’azzardo con importanti complicità…” del 29 Settembre 2014.