Una vittoria sofferta ma inoppugnabile
Roma, 4 maggio – Non so quanto possa interessare alla gente comune l’approvazione della nuova legge elettorale che ha conclamato e premiato Renzi e le sue scelte politiche e programmatiche, ma gli oppositori (interni ed esterni), del Presidente del Consiglio devono prenderne atto e farsi una ragione, rivedendo proposte e strategie dentro e fuori dal Parlamento.
Per onestà intellettuale va sottolineato l’impopolare diktat dei sostenitori di Renzi, secondo cui, l’Italicum rappresenta, “sic et simpliciter”, il meglio possibile e, quindi, non possa essere in alcun modo modificato.
Su questo punto si può essere in disaccordo e metterne tutto in discussione, perchè questo concetto non sta in piedi dal momento che io non conosca cosa al mondo che non possa essere perfezionata e migliorata per cui i motivi vanno cercati altrove.
I dubbi e le preoccupazioni dei “rottamati” e di quanti temono di perdere definitivamente cariche ed incarichi importanti nelle stanze dei bottoni, riguardano principalmente i poteri discrezionali di cui godrà, d’ora in poi, il Presidente del Consiglio che da potente qual è, potrebbe diventare anche prepotente con grave pregiudizio per la democrazia.
L’approvazione, a scrutinio segreto, della legge cancella, di fatto, il ricorso ai due precedenti voti di fiducia della scorsa settimana, oltre alla sostituzione dei 10 membri del PD in Commissione Affari Costituzionali e ciò significa che per i notabili dell’opposizione interna, non sarà facile spiegare ai loro sostenitori le vere ragioni del loro forte dissenso.
Nella circostanza abbiamo registrato un ritorno alla ribalta di Enrico Letta, in “letargo” da oltre un anno, il quale ha accusato, tra l’altro, il suo successore di voler realizzare un progetto politico su un cumulo di macerie, chiamandosi platealmente fuori dalla insipienza e dall’immobilismo che hanno caratterizzato il proprio governo, il che lede la credibilità e l’obiettività di un politico del suo rango.
Concordo pienamente con chi sostiene che la nuova legge elettorale costituisce, per Renzi, un’arma carica che può usare quando, come e contro chi vuole e conoscendo la nostra classe politica e l’attaccamento alle proprie poltrone, saranno certamente ben pochi quelli che si metteranno di traverso per far cadere il governo, o, tanto meno, creare le condizioni per uno scioglimento anticipato delle Camere ed il ritorno a nuove elezioni anticipate.
Non sono un fan di Renzi, né un suo critico ad oltranza, tuttavia ritengo che una legge così importante avrebbe dovuto coinvolgere il più ampio consenso delle forze politiche presenti in Parlamento, non tanto e soltanto per l’attuale capo dell’esecutivo, che nessuno gli attribuisce intensioni di deriva costituzionale, ma anche e soprattutto per i futuri governi che si succederanno dopo di lui.
Ma c’è l’altra faccia della medaglia che, prefigurando una completa unità dei vari gruppi di minoranza, (come accaduto in questo caso), la maggioranza non riuscirà mai a governare se non decide costi quel che costi.
Purtroppo (o fortunatamente), in democrazia contano i numeri molto più che le buone intenzioni, per cui chi vince ha il diritto-dovere di governare e chi perde può protestare ma nelle forme e nei limiti imposti dalla legge e dai regolamenti vigenti.
È bene tener presente che la legge è passata con 334 voti favorevoli, mentre le opposizioni hanno preferito abbandonare l’Aula.