La dichiarazione, fredda e lapidaria, è stata il seguito della precedente in cui aveva espresso la più assoluta tranquillità perché questa consultazione non avrebbe assolutamente influenzato la vita del governo.
Il Vangelo si è voltato? Forse, si. Freddo e lapidario, è stato sostenuto da un sorriso accattivante, la Serracchiani, di Matteo Orfini, e di altri della Direzione del PD. È evidente, a questo punto, che il “rospo” non riesce ad “andar giù”, e che abbia imposto dogmaticamente ai suoi il sorriso “sicuro e rassicurane”, proprio soddisfatto, ma…di facciata, perché, con una batosta palpabile, l’aspetto del partito doveva apparire assolutamente quello che era perché il popolo del PD, soprattutto, al di la di ogni apparenza e situazione, DOVEVA CREDERE, DOVEVA CREDERE!
Bene; la situazione, dalle “facce di copertina”, si è trasportata nell’”anima” dei meccanismi. “Qualcosa”, “molto”, non ha funzionato nel PD nonostante i sindaci che si sono moltiplicati in modo esponenziale ad ogni intervento di Renzi e nonostante i 455.000 occupati in più che, a tutti gli effetti, sono DISOCCUPATI ma che figurano come occupati perché lo sono “a ore” o “a giorni”; sintesi, commissariamento di due regioni rette dal PD ed epurazioni nei mezzi di comunicazione di massa.
Ai tempi di Stalin esistevano i “gulag” e più tardi la Siberia; poi ai tempi di Krusciov i dissidenti erano considerati pazzi e saltarono fuori i manicomi.
Oggi, in mancanza di strumenti che giustifichino queste risoluzioni, si tende a “bonificare” lo strumento con cui si manipola la mente umana e si determina il “consenso” e il “dissenso”, i mezzi di comunicazione di massa.
Ha cominciato con Porro, perché al “Virus” di questi, Renzi non è riuscito a trovare “vaccino” o “antidoto”. Oggi è la volta di “Ballarò” perché Giannini ha diffuso l’andamento del consenso al PD che si è trasformato in dissenso.
C’è poco da fare. La matematica, nonostante i giochi di prestigio di Renzi, continua a non essere un’opinione. I numeri, negli schemi delle analisi demoscopiche, elaborati da chi conosce la matematica, sono numeri e non chiacchiere. Se dal 43%, si arriva al 20%, sono -23%; “MENO”, per la matematica, non “più”, e non è sufficiente il sorriso “sereno, rassicurante e soddisfatto” per cambiare il numero e il significato del risultato.
Purtroppo i politici prendono il “dissenso” per sconfitta personale e non vogliono capire che essi sono solo i rappresentanti di un’idea o di un’ideologia e il popolo si esprime su quelle e sulla credibilità che esse hanno.
Renzi ha definito questa grafica “fuorviante”, probabilmente in riferimento all’assioma che coniò alcuni mesi or sono, in base al quale disse che preferiva la nostra ripresa economica dello 0,8%, che era in realtà dello 0,1%, a quella della Germania del 20%.
Il fenomeno ci ricorda quello della “battaglia del grano” di Mussolini. All’indomani del fallimento del progetto, Mussolini sentenziò che “il raccolto non aveva risposto alle aspettative nella quantità, ma si era rivelato un prodotto molto superiore al previsto, nella qualità”. Renzi, da buon comunista, avrà sempre condannato Mussolini e il Fascismo, ma di questi ne ha ricopiato il comportamento.
Ha sempre condannato Berlusconi e i suoi “acquisti di voti” ma, con gli 80 euro, che sono falliti clamorosamente, ha copiato anche lui.
Oggi, alla luce di queste esperienze, non dovrebbe trasformarsi in don Carlesi, il sacerdote del film “La moglie del prete” che, entrato in crisi per amore, va a chiedere consiglio al suo vecchio insegnante che, alle sue reticenze, lui che ha capito il motivo della crisi, lo rimprovera con un sonoro “…bugiardo…ipocrita…prete!”.