Una brutta pagina della nostra storia cristiana
Roma, 6 dicembre – Il mondo moderno è certamente diverso da quello tramandatoci dai nostri avi, per cui dobbiamo assolutamente prenderne atto e sottoporci ad una pausa di riflessione.
L’evoluzione tecnico-scientifica ha fatto passi da gigante rivoluzionando ed annichilendo tradizioni e concezioni di vita che sembravano refrattarie a qualsiasi interferenza ed attacchi di ogni tipo e natura.
Volendo stare diritti e ben piazzati con i piedi per terra, dobbiamo subito dire che, oltre al rispetto ed alla umana pietà per le recenti (e passate) vittime del terrorismo, non possiamo sottacere il palese ed incontestabile ridimensionamento della nostra autonomia psicologica, culturale, fisica e comportamentale, a meno che non vogliamo essere ipocriti anche con noi stessi.
La decisione e, soprattutto, le motivazioni espresse dal preside dell’Istituto “Gozzano” nel milanese, Marco Parma, hanno prodotto una nuova profonda lacerazione nelle coscienze di quanti (e siamo milioni e milioni), credono nella religione cattolica, apostolica e romana.
Gran parte di questi signori di religione islamica e musulmana, residenti, o col permesso di soggiorno, nel nostro Paese, prima hanno chiesto (ed in alcuni casi ottenuto), la rimozione del crocefisso dalle aule scolastiche; oggi lasciano chiaramente intendere che gradirebbero l’abolizione del presepe e delle cerimonie annesse e connesse; e domani?
Non mi sorprenderei più di tanto se pretendessero che le nostre donne indossassero il “burqa” invece che la “scandalosa” minigonna, che cambiasse la toponomastica nelle grandi città ed altre caratteristiche tipiche del nostro mondo occidentale.
Ormai sono in molti a chiedersi se questa enorme rivoluzione epocale, dev’essere sacrificata o meno sull’altare della presunta o reale sensibilità di chi professa religioni diverse.
È chiaro che nell’attuale contesto politico ed economico-sociale, è assai difficile trovare ed adottare iniziative idonee a risolvere definitivamente questa drammatica ed inquietante querelle, ma nessuno di noi può tirarsi fuori, specialmente coloro i quali ricoprono cariche ed incarichi ad hoc.