È fallimentare il Ponte sullo stretto di Messina? Si, ma è necessario, ma, allora l’ingrippo dove sta, qual’è? Facciamo un piccolo esame dalla situazione e sveliamo l’arcano.
Siamo nell’epoca del computer, dell’aviogetto, dell’aeroplano supersonico; facciamo prima a coprire la distanza Roma-New-York che a fare una scappata “fuori porta”. In questa dimensione si mescolano alcune situazioni diverse. Economicamente, l’Italia non importa lavoro, lo esporta. Secondo, la forza lavoro che emigra in maggior quantità è quella del sud e delle isole. Terzo, questa forza lavoro è formata in misura preponderante da quelle popolazioni più morbosamente attaccate alla loro terra, Campania, Basilicata, Puglie, Calabria, Sicilia e Sardegna. Morbosamente attaccate alla loro terra significa che ogni viaggio per raggiungere il luogo di lavoro, in cui sono emigrate, Francia, Austria, Germania ecc., ecc., è un dramma per cui si cerca di rimandarlo il più possibile per allungare a dismisura il tempo di permanenza nelle terre delle proprie origini per poi raggiungere quel luogo all’ultimo momento con il mezzo che consente di arrivarci nel più breve tempo possibile, un aereo. In questa dimensione, interessati alla costruzione di questa infrastruttura, sono, in special modo, i siciliani. Al contrario si verifica lo stesso fenomeno. È tanto il desiderio di tornare nella propria terra di origine, di coloro che sono emigrati, che non si consumano giorni di viaggio con treno o automobili. L’aereo li riporta, con un paio d’ore di media, al luogo delle loro origini. Che cosa succede a questo punto? Che il Ponte servirebbe soltanto l’utenza della Sicilia e quella pendolare della Calabria; un po’ poco per vederlo nell’ottica della utilità nazionale. Sintesi: classica “cattedrale nel deserto” e infrastruttura economicamente fallimentare. A questo dobbiamo aggiungere che Renzi vuole unirlo ad un collegamento diretto Napoli-Palermo di autostrada. Non è finita qui. Personalmente, sono contrario, alla costruzione del “Ponte sullo Stretto”?
No; sono favorevole. Perché? Lo scoprì Berlusconi, e tutti gli furono contro; oggi, Renzi, sull’argomento, “esce allo scoperto” e strano a crederci, lo scopre anche lui ed è il caso di farci debita attenzione.
Solo il “Ponte”, assorbirebbe un esercito di lavoratori (calcola Renzi, ed è il caso, oggi di porci fede) di 100.000 unità lavorative. 100.000!…e questi non sarebbero i 585.000 posti a giornata.
Si aprono, a questo punto, due diverse prospettive, anzi tre; 100.000 persone OCCUPATE in un lavoro tra amministrativo e manutentivo che NON FINISCE MAI! Questo vanificherebbe il bisogno di festeggiare o di convocare i “Fertility Days”, per spronare o stimolare a fare figli perché si aprirebbero spontaneamente o “motu proprio”, 100.000 famiglie alle quali non ci sarebbe bisogno di fare opera di convincimento a fare figli; ci penserebbero da sole e la natalità tornerebbe a salire… e saremmo solo all’inizio. Terza, e questo bisogna metterlo nell’inventario perché niente a questo mondo è perfetto, nella Contabilità dello Stato, questa infrastruttura, che programmaticamente, abbiamo visto, è fallimentare, dovrebbe essere messa nelle passività, vale a dire sovvenzionata, nelle differenze passive, dallo stato per mezzo delle imprese in forte attivo. Attenzione! Non è un dramma e nemmeno una tragedia e, a sostegno di questo progetto e del mio favore, porterò un esempio pratico.
Anche il “grande” Concord, aeroplano passeggeri supersonico, durante il suo esercizio non breve, è sempre stato “in passivo”, ma, fino alla definitiva “andata in pensione”, è sempre stato tenuto in esercizio perché OCCUPAVA PERSONALE che, altrimenti sarebbe stato disoccupato. I costi eccedenti venivano scaricati su imprese in forte attività. Su queste prospettive che vogliamo fare, bocciare il progetto?
Questo sembrerebbe posizione da ottusi e da miopi.