Sul pianeta giustizia poco si fa!
Su “Il Fatto Quotidiano.It” del 12 novembre leggiamo di nuove regole del Consiglio Superiore della Magistratura sull’ organizzazione degli Uffici giudiziari.
“I Presidenti di Tribunali e Corti d’Appello saranno mobilitati e responsabilizzati. Per loro diventerà un vero e proprio “dovere” prevenire e porre rimedio ai ritardi. La giustizia italiana è la più lenta d’Europa, ogni anno da Strasburgo piovono condanne per l’eccessiva lunghezza dei processi, in media un giudizio d’Appello nel settore civile dura quasi tre anni e solo l’anno scorso 1280mila procedimenti penali sono morti per prescrizione. Eppure, l’articolo 111 della Costituzione prevede che la legge assicuri la “ragionevole durata” del processo.” E i processi pendenti, nonostante tutto, aumentano.
Ciò non può che rallegrarci, anche se si tratta di poca cosa, perchè sosteniamo, come abbiamo già scritto su questa testata, che molto si potrebbe fare in tempi brevi e soprattutto a costo zero sul piano legislativo, con effetti positivi di enorme portata. Tra l’altro, c’è da dire che i Capi degli Uffici Giudiziari hanno già autonoma facoltà di razionalizzare il lavoro delle proprie strutture di competenza, per cui l’intervento del CSM suona più come un proclama e null’altro. Ma a questo siamo abituati tanto che assistiamo all’indecoroso spettacolo degli strilli sulla Giustizia che non funziona mentre nulla si fa sul versante delle procedure, per cui poco si ottiene ai fini pratici. Intanto, per sfoltire i processi si dovrebbero subito depenalizzare tutte le contravvenzioni e delitti puniti con la sola multa, ovvero con pena alternativa. Ancora, si dovrebbe far sì che la prescrizione non operi più una volta esercitata l’azione penale e che le notifiche possano essere recapitate direttamente al difensore di fiducia, per evitare espedienti e furbizie degli imputati che fanno di tutto per rendersi irrintracciabili, sempre al fine della sospirata (per loro) prescrizione della Legge Cirielli del 2005. Sulla revisione della geografia giudiziaria, con l’abolizione di Tribunali e Procure della Repubblica minimali, qualcosa è stato fatto dal Governo Monti, anche se riaffiorano resistenze e c’è chi lavora per un referendum abrogativo della Legge.
Per avere subito disponibilità di Magistrati, andrebbe ampliata la possibilità di impiego sia dei Giudici Onorari di Tribunale nel processo penale, attualmente consentito solo in caso di impedimento dei togati, come anche dei Vice Procuratori Onorari (VPO), con una stabilizzazione maggiore dell’attuale. Altra riforma possibile, questa davvero epocale, sarebbe quella di eliminare, tra i tanti gradi di giudizio, l’appello, così da accelerare l’iter processuale e recuperare un gran numero di Magistrati e addetti ai lavori. Poi, sul tema carceri, sappiamo che la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ci ha condannato per trattamento inumano e degradante. Nella sentenza, la Corte invita l’Italia a porre rimedio al sovraffollamento carcerario, evidenziando che tale problema in Italia è di natura strutturale, ammonendo di aver già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione. Cosa è stato fatto in questi lunghi anni? Il solito italico nulla. No, anzi, nel luglio 2006, ci fu il famoso indulto Mastella “svuota carceri”, che prevedeva 3 anni di sconto di pena a chi aveva commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno; lo sconto valeva anche per i reati contro la pubblica amministrazione (che sul sovraffollamento delle carceri non incidevano per nulla), compresa la corruzione giudiziaria.
Ora, il problema svuota carceri è tornato d’attualità, su imput del Capo dello Stato, tanto che si discute nuovamente di indulti o amnistie. Premesso ciò, tuffiamoci in un passato lontano rigeneratore, quale antidoto per la modestia della politica dell’oggi, ricordando l’ On. Luigi Dari, insigne giurista marchigiano, che, nelle funzioni di Guardasigilli, presentò alla Camera una complessa riforma del processo civile, reintroducendo la collegialità dei Tribunali nelle cause di prima istanza, con l’abolizione del Giudice Unico introdotta con Legge del 1912 che aveva evidenziato vistose criticità. Dari, nella circostanza, non sottovalutò che il dispositivo del sistema collegiale era reso difficoltoso dalla carenza di Magistrati, che aveva già portato a ridurre la composizione delle Sezioni delle Corti d´Appello, in materia civile, da cinque a tre Giudici; da qui, la necessità di aumentare il numero complessivo dei Magistrati d´Appello di cinquanta unità e di quelli di Tribunale di ben duecento. Venivano, inoltre, immessi nelle mansioni giurisdizionali ulteriori quarantanove Giudici per le importantissime funzioni di Pretore (figura fondamentale dell´ ordinamento giudiziario, abolito dal nuovo Codice di Procedura Penale del 1989); non mancò, ancora, il provvido Ministro, di accordare ai Magistrati compensi economici e vantaggi di carriera, grazie ai nuovi inserimenti in ruolo. Attesa l´urgenza di nuovi Magistrati, per evitare le lungaggini dei concorsi tradizionali, all´epoca particolarmente complessi, il Ministro autorizzò, in via eccezionale, sia l’anticipata immissione nella funzioni degli Uditori Giudiziari con almeno sei mesi di tirocinio, sia un concorso per gli Avvocati con non più di trent´anni d´età, iscritti all´Albo da almeno due anni, alla stregua di analoghe similari esperienze maturate con successo in Francia, Inghilterra e Germania. Non fu trascurato, infine, di implementare di cento unità il ruolo dei Cancellieri, con la creazione di venti Ispettori di Cancelleria per la vigilanza sulla correttezza delle spese di giustizia, ritenendo ciò molto proficuo per l´erario. Per lo studio e l´approfondimento delle varie problematiche, il Guardasigilli istituì Commissioni della Camera dei Deputati, del Senato del Regno e della Suprema Corte di Cassazione, tenendo ben conto del parere dell´Ordine Forense. Il 3 luglio 1914, l´ambizioso progetto recante “Disposizioni riguardanti il personale della Magistratura e delle Cancellerie giudiziarie” diveniva Legge dello Stato.
Per fare tutto questo, Luigi Dari impiegò, appena, tre mesi! E ciò la dice lunga sulla serietà, la capacità, la concretezza e l´altissimo senso dello Stato delle classi politiche e di Governo di quell´epoca lontana, proprio tanto lontana…..