Tutti sul carro del vincitore
L’incognita più eclatante ed appariscente che aleggia nel panorama politico italiano, riguarda la credibilità e l’ampiezza dell’annunciata apertura del M5S sulle riforme istituzionali e costituzionali, difese a spada tratta dal governo Renzi e condivise, in linea di principio, dalla stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento.
Grillo e Casaleggio, sebbene non siano politici di lungo corso e, quindi, non adusi all’arte del compromesso, non sono, però, dei “pirla” sprovveduti ed hanno capito perfettamente che l’ostinazione a dire sempre “no” a tutto ed a tutti, non porta da nessuna parte.
E’ assai verosimile che un eventuale accordo di siffatta specie potrebbe provocare un devastante tsunami nell’una e nell’altra parte. Infatti, all’interno del PD, nonostante le rassicurazioni di circostanza, i 14 senatori autosospesisi per il caso Mineo, hanno ribadito la facoltà di avvalersi della norma prevista dall’art. 67 della costituzione che consente loro di esercitare le proprie funzioni senza alcun vincolo di mandato.
Sull’altro fronte, l’ex comico genovese ed il “guru” del movimento, come giustificherebbero l’espulsione dei loro parlamentari semplicemente per aver espresso l’opportunità di un dialogo con gli altri partiti, mentre oggi sono proprio loro ad aprire per una collaborazione con Renzi ?
Non mancherebbero i riflessi negativi sull’attuale maggioranza di governo soprattutto nel NCD di Alfano & Company che potrebbe vedersi decimata la loro rappresentanza di governo.
Non è un mistero per nessuno che il Premier non abbia mai digerito la politica delle “larghe intese”; l’ha sempre detto e ripetuto che si trattava di una formula provvisoria dettata dalle necessità del momento, facendo chiaramente capire che se ne sarebbe liberato alla prima favorevole occasione.
Ebbene, è opinione ricorrente che qualora Renzi dovesse scegliere tra i “grillini” e gli “alfaniani”, privilegerebbe certamente i primi con serie possibilità di affossare i secondi.
Ma l’aspetto più importante e determinante della complessa vicenda, resta la netta affermazione di Renzi (più che del suo PD), nelle elezioni europee, perché di fronte al 40,8 % tributatogli dagli italiani che si sono recati alle urne, questo risultato pesa come un macigno di proporzioni gigantesche. Inoltre la decisione e la gran voglia di fare dell’ex Sindaco di Firenze, lasciano poco margine di manovra ai temporeggiatori ed agli avversari dentro e fuori del suo partito.
Per onestà intellettuale bisogna ammettere che c’è in atto un serio tentativo di cambiare l’Italia e la vita degli Italiani, e, questa volta l’inquilino di Palazzo Chigi sembra intenzionato a fare sul serio.
E’ prematuro prevederne gli sviluppi immediati perché la riforma delle riforme, ossia la legge elettorale, non è stata ancora approvata; ma se Grillo si presenta all’incontro col primo Ministro sbandierando soltanto uno straccio di “sistema proporzionale” (che già esiste dopo la sentenza della Corte Costituzionale), allora vuol dire che o non ha capito nulla del disegno politico del governo Renzi, oppure cerca di rimescolare le carte e prenderne tempo, il che appare assai velleitario e difficilmente fattibile.