Ultimi sondaggi, Governo e prospettive elettorali.

Quali?

Lussemburgo, 16 luglio 2021 – Gli ultimi sondaggi elettorali, pubblicati nella giornata di ieri, offrono un quadro abbastanza chiaro sui probabili schieramenti e futuri di coalizioni partitiche in vista delle prossime elezioni.

Recenti sviluppi politici affiorati negli ultimi giorni, forniscono inoltre importanti ed utili indicazioni che consentono di delineare un ipotetico, ma attendibile, scenario elettorale.

In particolare, i dati percentuali resi noti, riferiscono di un sostanziale testa a testa in corso fra la Lega (20,4%) e Fratelli d’Italia (20,2%), seguiti dal Partito democratico (19,4%).

Staccati, il Movimento 5 Stelle in caduta costante (15%), da Forza Italia (7,7%), poi da LEU (4,4%), Azione di Carlo Calenda (3,34%), Italia Viva (2,2%), etc.

Va subito detto che sul crollo (nella misura del 2%) del M5S, ha di certo influito il recente scontro andato in onda fra il Garante Beppe Grillo ed il subentrante leader Giuseppe Conte.
A tal proposito, nella giornata di ieri, i due hanno dichiarato di aver infine chiarito i contrasti pregressi e raggiunto la pace ufficiale.

Ciò dovrebbe quindi aver scongiurato i rischi di una scissione all’Interno del Movimento e tranquillizzato circa il prosieguo della legislatura e la tenuta dell’attuale maggioranza di Governo allargata.

Attualmente la coalizione di centro destra, ribadita più volte recentemente dai tre leader (Salvini, Meloni e Berlusconi) è accreditata del 49,1% in prospettiva elettorale ed è in netto vantaggio su quella di centro sinistra, peraltro non ancora costituitasi.

Ma i recenti eventi verificatisi all’interno del M5S lasciano intravedere buoni spiragli verso una prospettiva di alleanza dei partiti del centro sinistra che, al momento, sarebbe accreditata del 45,9%.

Orbene, questo quadro della situazione di oggi rappresenta un’ipotesi possibile? No di certo, per ora ,e per diversi motivi che andiamo subito ad esaminare.

Il 3 agosto prossimo scatterà il “semestre bianco”, periodo in cui non sarà possibile uno scioglimento delle Camere.

L’attuale mandato del Presidente Sergio Mattarella scadrà il 31 gennaio 2022; tuttavia bisognerà attendere l’elezione e l’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica al quale la Costituzione riserva bensì il diritto di decretare lo scioglimento della Camere, ma solo in caso di crisi insanabile di Governo.

Con tutta probabilità, le votazioni per eleggere in nuovo Presidente inizieranno quindi nel febbraio del prossimo anno. Fin lì, lo scenario politico rimarrà quindi pressoché inalterato!…

Ma una volta eletto il nuovo Presidente, i partiti che sostengono attualmente il Governo vorranno continuare a sostenerlo?

Se l’attuale Presidente del Consiglio resterà a palazzo Chigi è molto probabile che la legislatura vada avanti fino alla scadenza naturale, considerando la credibilità di cui Mario Draghi gode in Europa (e non solo) e soprattutto nel momento in cui stanno arrivando in Italia i finanziamenti relativi al Recovery Plan!

Da più parti si ipotizza tuttavia che Draghi potrebbe essere eletto alla Presidenza della Repubblica ; ed in verità la probabilità di una sua elezione sarebbe molto alta, qualora egli si dichiarasse disponibile!

Per la stabilità del sistema político-economico italiano in tempi di pandemia, di gestione del Recovery Plan e di rilancio della crescita economica, c’è da augurarsi tuttavia che Draghi voglia rimanere a capo dell’attuale Governo…

La coalizione di centro destra, cui non dispiacerebbe affatto che si andasse a votare quanto prima (alla luce dei recenti sondaggi elettorali), potrebbe peraltro trovarsi de facto a dover attendere obtorto collo, la naturale scadenza della legislatura.

Vediamo perché!

Va tenuto presente infatti che, anche nel caso di una crisi di Governo innescata dalla coalizione di centro destra al fine di anticipare le elezioni, tale coalizione non ha nell’attuale Parlamento una maggioranza in nessuna delle due Camere!

Un siffatto azzardo non porterebbe con tutta probabilità ad uno scioglimento delle Camere, bensì ad una nuova maggioranza dei parlamentari contrari ad andare al voto.

Di questi, potrebbero far parte i partiti del centro sinistra, gli ex M5S ed ex PD dei gruppi parlamentari indipendenti, oltre a numerosi “renziani”, anch’essi precedentemente fuoriusciti dal Partito Democratico!

Exit mobile version