Se qualche buontempone pensasse che certi diritti fondamentali di una democrazia moderna e compiuta, valessero per tutte le categorie del popolo sovrano, è bene si metta seduto e faccia qualche riflessione.
Nelle nostre scuole di ogni ordine e grado, nei convegni e nelle riunioni politiche, partitiche e sindacali, la frase più gettonata ed osannata è sempre collegata alla “carta costituzionale”, considerata dalla stragrande maggioranza dei giuristi e dei cattedratici, una specie di “vangelo laico” dell’era moderna.
Ma come accade sempre in Italia (ed in tutti gli altri paesi del mondo, specialmente tra quelli più evoluti), i giudizi sono tutt’altro che unanimi, sia sull’applicazione dell’intera gamma degli articoli (qualcuno, di fatto, tuttora “in sonno”) e sia sulla interpretazione di quelli già in vigore e più ricorrenti.
S’è vero, com’è vero, che in Italia esiste un potere “esecutivo”, uno “legislativo”, ed uno “giudiziario” (molti lo definiscono, non so se a torto od a ragione, “ordine giudiziario”), indipendenti e tra loro separati, non si riesce a capire come mai il Parlamento, legittimato a legiferare, non possa fare la riforma della giustizia senza bisogno di contrattare alcuni punti più o meno importanti con questa meritoria categoria di operatori della giustizia.
Al limite si potrebbero configurare contatti “informali”, ma non veri e propri patteggiamenti o specifiche trattative che, alla fine, non portano da nessuna parte e lasciano, quasi sempre, le cose esattamente com’erano prima.
Il disappunto dei giudici è stato chiaramente espresso, in modo dettagliato, dal rappresentante dell’Associazione Nazionale Magistrati in una trasmissione televisiva e non credo si sia trattato di una iniziativa “motu proprio” dell’incaricato.
Nella stessa circostanza si è parlato anche della riduzione delle ferie da 45 a 30 giorni e di altri problemi attualmente sul tappeto.
Può consolare la consapevolezza che le cose non andrebbero in modo diverso se qualcuno proponesse la soppressione degli ordini professionali o la cancellazione di alcuni privilegi di cui beneficiano tantissimi nostri concittadini.
Questi i fatti sui quali ciascuno potrà trarne le proprie conclusioni.