Un giallo tutto da chiarire

Se il celeberrimo Alfred Hitchock fosse ancora in vita, sicuramente si sarebbe congratulato con i protagonisti, (loro malgrado), di questa sconcertante storia Italo-Kazaka, un vero e proprio giallo che minaccia di scompaginare e travolgere i traballanti equilibri politici e programmatici dell’attuale maggioranza di governo.

Ovviamente, come tutti i thrilling che si rispettano, esistono dei fatti e delle congetture che si prestano a tutta una serie di valutazioni oggettive e soggettive dalle quali non si può in alcun modo prescindere per tentare di dipanare una matassa così complicata e scioccante. Uno dei punti certi è la relazione investigativa del capo della Polizia di Stato, prefetto Pansa, sollecitato, al riguardo, dal ministro degli Interni, on. Alfano, il quale, a sua volta, l’ha fatta propria e l’ha letta in Parlamento. Ci sono, inoltre, altri pronunciamenti importanti e qualificate dichiarazioni sottoscritte dalle parti interessate. Per quanto riguarda, invece, l’enorme messe di supposizioni, anche se alcune sembrano sostanzialmente verosimili, restano comunque tali perché non è possibile, né ragionevole, dare per dimostrato ciò che non è documentato. La convinzione più diffusa che si recepisce tra la gente comune, e non solo, ripropone il vecchio corollario che nei primi anni novanta affossò la prima Repubblica, diffondendo il concetto secondo il quale “l’indiziato non poteva non sapere…”. Generalmente, quando accadono episodi così gravi e si vuole salvare la dignità e la faccia di qualche personaggio importante, si fanno “volare gli stracci”, sacrificandoli sull’altare della presunta onestà intellettuale e della legalità concettuale. In questo caso, però, le prime vittime sacrificali appartengono ad una sfera privilegiata di alti funzionari della pubblica amministrazione che scandiscono i ritmi dell’attività di governo con poteri istituzionali, o delegati, veramente molto rilevanti. Questa brutta vicenda, che ha già sollevato un’ondata devastante di sdegno e una marea di critiche e polemiche non solo in Italia, ma anche all’estero, ha varcato la soglia del Quirinale, da dove il presidente Napolitano ha severamente ammonito i “mestatori” ed i “faccendieri” di maniera di astenersi da qualsiasi iniziativa, palese o sottobanco, finalizzata a far cadere il governo in carica. Sulla stessa lunghezza d’onda il capo dell’Esecutivo Letta, che ha difeso a spada tratta il proprio ministro e l’operato del proprio governo. Inoltre, rispondendo ai suoi avversari politici, che adombravano  possibili smagliature e compromessi con la propria coscienza, ha invitato loro a “non confondere  la buona educazione con la debolezza”. E così la mozione di sfiducia contro il ministro, presentata dal M5S e SEL, è stata respinta e tutto sembra rimandato in autunno, quando la sentenza della Cassazione sul processo Berlusconi e lo svolgimento del congresso del PD determineranno altri scenari e forse anche un rimescolamento delle carte.

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