UN GIARDINO PIENO DI ANEMONI

“Ditelo con i fiori”, é proprio il caso di dirlo!

Ma questi sono fiori tossici, che certo non ingentiliscono nessuno, nemmeno chi ne porta il nome, che ancor prima delle conclusioni delle indagini e del processo di primo grado, in virtù di un’impietosa gogna mediatica, è divenuto simbolo di una “cricca corrotta”, ben radicata e ramificata fino ai più alti livelli, nel “mare magnum” dei pubblici appalti, dove si gestiscono somme favolose, da fare impallidire una “finanziaria”. Ancora ricordo, al principio degli anni ’80, quando fui chiamato come consulente legale, essendo già funzionario direttivo di ruolo presso la cessata Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato, alla Segreteria Particolare del Ministro dei Trasporti, quanti più o meno illustri faccendieri ministeriali si davano da fare nelle latebre di quel fecondissimo sottobosco, affinché fosse al più presto approvato dal Comitato Ristretto all’uopo istituito presso la X^ Commissione Trasporti il P.I.S., cioè, il “Piano di interventi Straordinari” per le Ferrovie dello Stato: un programma di lavori gigantentesco per un ammontare di 12.800 miliardi di vecchie lire, una somma davvero enorme al principio degli anni ’80, che sicuramente faceva gola a chi aveva “le mani in pasta” nelle alte sfere della cosiddetta “prima Repubblica” (se ancora ha un senso fare questo distinguo, forse solo sotto il profilo storico). Ma ci vollero più di 10 anni prima che, grazie al pool “mani pulite”, quei nodi venissero al pettine, per così dire, ufficialmente. E sapemmo “coram populo” che certi lucrosi affari sporchi erano la greppia che manteneva soprattutto i partiti allora dominanti ed i loro galoppini. E quei faccendieri che ruotavano intorno a quella classe politica corrotta ci mangiavano un po’ tutti a quattro palmenti, gli alti burocrati magari facendo carriere napoleoniche. “I partiti sono macchine costose”, riconobbe “extrema ratio” Craxi in Parlamento, ma restò, suicidi a parte, ai quali spetta comunque un rispettoso, cristiano “requiem”, il solo capro espiatorio di una classe politica dirigente corrotta che identificava le fortune di una fazione con quelle del Paese. Ma ora come vanno le cose della “seconda Repubblica”?… Purtroppo questa “triste historia” è sempre quella: “Aurum omnia corrumpit”, anzi, come giustamente osservava il Procuratore Generale della Corte dei Conti all’apertura dell’anno giudiziario, mi pare, 2009, il fine della tuttora dilagante corruzione “ha cambiato pelle”, poiché ora certi alti e altissimi burocrati, mentre Cesare e la moglie di Cesare non sembrano essere, come si dovrebbe, al di sopra di ogni sospetto, si sono messi in proprio, navigando a vista tra i cosiddetti “partiti trasversali”, ovverosia appoggiandosi al libero “partito degli affari” ed il loro motto è: “Dove si manduca Dio ci conduca”!
Ricordo il titolo di un vecchio film: “Il vento non sa leggere”; sul cartello posto ai margini dell’aiuola era scritto: “Non calpestate i fiori”, ma il vento, appunto, “non sa leggere”. E ora, nei quadranti della “rosa dei venti”, pare stia soffiando, come si disse durante la “prima Repubblica” per il “ciclone Galasso”, un vento davvero ciclonico, il “ciclone Anemone”, ma senza le tanto discusse intercettazioni telefoniche che cosa si sarebbe potuto scoprire? Quando si sentono certi  
ridersela al telefono perché a L’Aquila c’è stato il terremoto, così potranno fare assai proficui affari, allora non il “governissimo di salute pubblica”, come suggeriva l’on.le Casini, bisognerebbe fare, bensì i Comitati di Salute Pubblica, come al tempo di Robespierre, senza pensare, naturalmente, a giustizialismi e a ghigliottine, ma è indubbio che il popolo esige in questi e consimili casi pene certe ed esemplari, pur nel rispetto della presunzione d’innocenza sancita dall’art. 27 della Costituzione, salvo incisive misure preventive cautelari, che non siano
“gli ozi domiciliari” in qualche bella villa con piscina.
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