Un vero rebus la scelta del nuovo presidente

Tra le tantissime ipotesi, più o meno plausibili e verosimili, una certezza è indiscutibile e condivisa dai media, dai politici dagli storici e dagli Italiani.

Si tratta, sostanzialmente, della piena consapevolezza che chiunque sarà il nuovo inquilino del Quirinale, anche se “in odore di santità”, lascerà comunque un dissenso minoritario, che ci auguriamo il più ristretto possibile.

Questo stato di cose non dovrebbe stupire più di tanto perché rientra nell’ordine naturale delle regole previste e conclamate negli ordinamenti statutari di tutti i Paesi liberi e democratici.

Sebbene si proceda con molto “fair play” ed estrema cautela, non mancano, tuttavia, alcune indiscrezioni che, però, nessuno degli “addetti ai lavori” osa smentire o confermare.

Secondo alcune voci ricorrenti, una parte ragguardevole dei cosiddetti “grandi elettori”, vorrebbe che, per la prima volta in Italia, fosse una donna ad occupare la carica più importante e prestigiosa della nostra Repubblica, a prescindere dalla militanza od appartenenza ai partiti politici dentro e fuori del Parlamento.

Pieno disaccordo anche sulle attitudini tecniche e professionali del candidato perché, mentre da una parte si reputa opportuna e necessaria la scelta di un politico, dall’altra si auspica l’elezione di un tecnico alla stregua di Einaudi e Ciampi, i quali hanno lasciato un’impronta indelebile nell’interpretazione e nella gestione del loro ruolo previsto dalla carta costituzionale.

Non mancano i sostenitori di personaggi forti ed autorevoli decisi a non derogare ai propri principi istituzionali, mentre altri vorrebbero che i suoi impegni primari comprendessero  soltanto il discorso di fine anno ed il taglio di nastri nelle celebrazioni commemorative.

Una delle ultime baggianate in circolazione tra gli umoristi di professione, è cercare, votare ed eleggere un “pigmeo” un po’ sordo e balbettante in modo tale da non fare ombra, né contraddire l’eloquenza  dei predicatori di turno.

Nei giorni scorsi mi è capitato tra le mani un lungo elenco, (con nome, cognome e relativa fotografia), di “papabili, ma da una serena e disincantata valutazione, nessuno sembra accorpare i pregi e le caratteristiche richiesti “dal mercato”.

La matassa diventa ancor più ingarbugliata se si tiene conto della linea politica annunciata dai singoli partiti ed ancor più della condotta dei singoli elettori, i quali, approfittando del voto segreto, potrebbero scompaginare tutto votando in modo diverso da quello preannunciato come si è verificato in tante altre circostanze.

C’è, infine, un progetto veramente molto interessante che, però, arriva tardi e fuori tempo massimo e cioè, eleggere il Capo dello Stato col ballottaggio tra i due candidati più votatati.

Peccato che manchi il tempo materiale per approvarlo, dal momento che “Re Giorgio”, non ha più tempo nè voglia di continuare e, questa volta, sembra voglia fare veramente sul serio.

 

 

 

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