UNA REPUBBLICA DA RIFONDARE

È un fatto storicamente accertato che questa Repubblica è nata male.
 

Prima di andare in volontario esilio in Portogallo (13 giugno 1946) re Umberto II di Savoia lanciò il seguente proclama: “Di fronte alla comunicazione dei dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell’alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza…”

È un fatto storicamente accertato che questa Repubblica è nata male.

È nata da un’infinità di brogli elettorali, sui quali non è stata fatta ancora piena luce.

È nata da un “golpe” attuato da De Gasperi (l’allora capo del governo), pilotato dal papa Pio XII e appoggiato dal patto unitario Togliatti-Nenni-CGIL.

Va evidenziato anche il fatto che la Carta costituzionale entrata in vigore il 1° gennaio 1948 (redatta dai catto-comunisti sulla base di un ibrido compromesso) non è mai stata approvata dal popolo (beffardamente definito “sovrano” dall’art. 1).

Si tratta di una Costituzione rigida. In pratica, ogni sua modifica è di difficilissima attuazione perchè è necessaria una maggioranza di due terzi in ciascuna Camera. È, pertanto, una Costituzione mummificata.  Abbiamo avuto governi che si aggrappavano al pallottoliere e parlamenti che somigliavano a “vasi di Pandora”.

Voglio precisare che non sono monarchico nè mai lo sarò. Sono repubblicano e propongo riforme istituzionali che rendano trasparente la rappresentanza popolare per edificare una società governata da galantuomini capaci di estirpare le radici della corruzione e della malavita.

Ma capaci, soprattutto, di abolire il famigerato “metodo Caligola” nella designazione di parlamentari e ministri.

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