Politica

UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA GRAVEMENTE MALATA

Sono trascorsi 62 anni dall’entrata in vigore della Costituzione ma la casta parlamentare non è riuscita ancora a dare attuazione ad alcune norme fondamentali.
Salvemini
(Cosmo G. Sallustio Salvemini)

Se passiamo in rassegna i singoli articoli constatiamo di essere in presenza di una Carta dei sogni. Ai raffinati esperti della politica militante ci permettiamo di rivolgere qualche quesito.

Dov’è il lavoro (art.1) sul quale sarebbe fondata la Repubblica? In quali settori si realizza (art. 3) la pari dignità sociale tra i cittadini? Gli enormi costi delle campagne elettorali sono o non sono un ostacolo per i cittadini poveri (ma culturalmente preparati) che aspirano a ricoprire cariche istituzionali?

Se la risposta è sì vuol dire che è stato palesemente violato il secondo comma dell’art. 3 in forza del quale “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico che, limitando di fatto l’uguaglianza dei cittadini, impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica”.
A quale porta i disoccupati ed i cassintegrati dovrebbero bussare per esercitare quel diritto al lavoro riconosciuto (art. 4) a tutti i cittadini? Come viene promosso (art. 9) lo sviluppo della cultura? E’ vero che tutti hanno il diritto di manifestare liberamente (art. 21) il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione?
Non sembra, dato che per accedere ai programmi RAI bisogna farsi raccomandare da qualche padrone del vapore.
Siamo proprio sicuri che gli enti privati gestiscono scuole (art. 33) senza oneri per lo Stato? E’
sufficiente il salario percepito dai lavoratori (art. 36) ad assicurare loro un’esistenza dignitosa?
Ha la donna lavoratrice gli stessi diritti e, a parità di lavoro, la stessa retribuzione (art. 37) che spetta al lavoratore? Quando verrà emanata la legge che imponga ai sindacati (art. 39)  l’obbligo di registrazione presso uffici locali o centrali? Perché non sono state ancora varate le leggi che dovrebbero regolare (art. 40) il diritto di sciopero? In quale zona della penisola i lavoratori esercitano il diritto a collaborare (art. 46) alla gestione delle aziende? In quali forme concrete la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio (art. 47) e favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione?
In che cosa consisterebbe il metodo democratico con il quale i cittadini (associati in partiti) concorrono a determinare (art. 49) la politica nazionale? In quali cestini vengono gettate le petizioni alle Camere (art. 50) presentate dai cittadini per chiedere provvedimenti legislativi? Come vengono puniti gli evasori fiscali considerato che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche (art. 53) in ragione della loro capacità contributiva? Constatata l’omertosa solidarietà di casta, quanta
imparzialità potrebbe esserci nel fatto che ciascuna Camera giudica (art. 66) dei titoli di ammissione dei suoi componenti? Fatto sta che i brogli elettorali non sono mai stati denunciati da una Camera. Chi potrebbe giurare che i parlamentari (specialmente quelli di fede e di obbedienza cattolica) esercitano le loro funzioni (art. 67) senza vincolo di mandato? Chi redige e chi approva la legge che stabilisce le (laute) indennità (art. 69) percepite dai parlamentari? Perché il referendum popolare dovrebbe essere solo abrogativo (art. 75) e non anche propositivo? In quale parte della Costituzione sono previste le cariche di ministro senza portafoglio, di vice ministro e di sottosegretario? Constatata l’atavica prassi della raccomandazione, quale significato concreto si potrebbe dare alla norma (art. 97, terzo comma) in virtù della quale agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso? Siamo proprio sicuri che la magistratura al 100% costituisca un ordine indipendente (art. 104) da ogni altro potere? Chi potrebbe dimostrare, prove alla mano, che il C.S.M. gestisce i poteri affidatigli dall’art. 105 (assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari) senza subire pressioni dagli oligarchi di partito? Alla luce dei fatti di cronaca quotidiana in merito a “consulenze d’oro” (socialmente inutili ma elettoralmente preziose)
elargite dagli amministratori degli enti locali (Regioni, Province e Comuni) è più che evidente l’urgenza di modificare il Titolo Quinto (art. 114-133) per impedire l’ulteriore spreco di pubblico denaro. E’ doveroso ricordare, infine, che: 1) la Costituzione non è stata mai sottoposta ad approvazione popolare, 2) è di tipo rigido, in quanto l’art. 138 prevede una procedura speciale che attribuisce solo alle Camere la possibilità di revisione, 3) detta procedura vanifica completamente (contraddicendolo) l’art. 1, secondo comma: “la sovranità appartiene al popolo”.
Ci viene in mente la frase pronunciata nel 1947 da Parri (primo presidente del Consiglio dopo la caduta del regime): “Chissà se sarà veramente possibile realizzare la democrazia in Italia!”
Siamo sempre più convinti che la vera democrazia non può realizzarsi con l’attuale “metodo Caligola” né mediante elezione (fonte di corruzione) ma solo con il voto sui programmi e con il sorteggio dei seggi ai più meritevoli.
Urge, perciò, riscrivere la Costituzione tagliando i rami secchi e restituendo al popolo quella sovranità che gli è stata usurpata.
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