Lussemburgo, 04 aprile 2020 – Alla pubblicazione avvenuta ieri sul quotidiano “La Repubblica” della lettera indirizzata al Popolo italiano dalla Presidente della Commissione Europea, la tedesca Ursula von der Leyen, in cui questa riconosceva pubblicamente il colpevole ed egoistico ritardo da parte dell’Unione europea nell’intervenire tempestivamente a sostegno dell’Italia e degli Stati membri più colpiti dalla pandemia da Coronavirus ma, al tempo stesso, prometteva tutti gli aiuti necessari al superamento della crisi nel nostro Paese, ha fatto prontamente riscontro la risposta del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicata anch’essa quest’oggi sullo stesso giornale.
RISPOSTA DI GIUSEPPE CONTE
In tale risposta – orgogliosa e franca – Giuseppe ha ringraziato Ursula per le buone intenzioni dimostrate, ricordandole in sostanza però che la medicina da somministrare va sempre calibrata sulla virulenza della malattia e che i rimedi proposti ed in preparazione a Bruxelles appaiono molto inadeguati rispetto al problema da affrontare, se si vuole veramente risolverlo!
Conte ha insomma ribadito, col dovuto garbo ma con fermezza, tutta l’urgenza e la necessità di intervenire affinché tutti i Paesi membri possano superare in una “barca comune” questa tremenda crisi che sta ormai distruggendone le economie e le stesse società.
Nella lettera, Conte non ha poi mancato di evocare i principi fondatori che, fin dagli albori, hanno ispirato la costituzione della comunità europea intesa come unita e solidale.
Orbene, e venendo al dunque, ciò che preoccupa al momento è senz’altro l’inadeguatezza delle soluzioni prospettate dalla Commissione europea che verranno presentate all’approvazione del prossimo Consiglio dei ministri Ecofin. Il Governo italiano, a tale riguardo, ha già fatto trapelare che tali proposte non potranno essere accettate, ma che dovranno essere migliorate asimmetricamente e in maniera molto più consistente per tutti gli Stati membri. In buona sostanza: uno per tutti e tutti per uno!
Ci sia a questo punto consentita una considerazione personale: il nodo che ritorna insistentemente al pettine è sempre quello della perduta sovranità monetaria per i Paesi di Eurolandia che (non avendo più il potere di battere moneta) per poter disporre di ingenti capitali in situazioni di emergenza, devono puntualmente implorare l’autorizzazione dei Paesi più forti che tali emergenze possono non condividere, anche alla luce dei rispettivi egoistici interessi nazionali!
È una grave falla del sistema comunitario che ci governa, cui però alcuni Paesi per loro esclusivo interesse, non intendono affatto porre rimedio!
Riassumendo: il Governo italiano ha tutto il diritto di reclamare l’applicazione dei principi costituenti che presiedono al concetto di solidarietà europea. Tuttavia, la misura di tale solidarietà non è purtroppo sancita dagli anacronistici regolamenti che finora hanno disciplinato la convivenza dei Popoli europei.
L’Italia infine, a questo punto della trattativa, fa certamente bene ad alzare i toni della discussione, fino ad ipotizzare finanche la possibilità di un venir meno della Casa comune.
Ma ricordiamoci che le regole del gioco sono state già scritte e che bisognava, semmai, pensarci bene al momento di approvarle!
Aggiungiamo poi che, purtroppo, le carte le distribuisce sempre e soltanto il banco !