Tutto e sempre “alla chetichella”

Roma, 14 maggio – Questa è la seconda che combina!

La prima l’abbiamo avuta con il fallimento delle banche rosse, banca dell’Etruria, delle Marche, Carichieti e Carifermo, in cui, nel decreto “salvabanche”,  che secondo alcuni malpensanti  allo scopo di salvare il padre della Boschi, infognato fino al collo, ha inserito “alla chetichella” la postilla che esonerava i dirigenti da ogni responsabilità, attribuendo queste ai poveri risparmiatori.

Oggi, con le unioni civili, ha ripeturo il meccanismo. Aveva fatto buona impressione e si era guadagnato anche l’indulgenza dei cittadini oppositori, che avevano cominciato a considerare che un riconoscimento giuridico per gli omosessuali era più che giusto. Inoltre le parole di Alfano, cattolico praticante, avevano assicurato gli elettori che l’unione di due persone dello stesso sesso non sarebbe mai stata confusa con il matrimonio, quando si sono dovuti “aprire di nuovo gli occhi” sulla legge approvata.

L’equiparazione dell’unione civile delle persone omosessuali, è stata equiparata al matrimonio. L’Art 29 della Costituzione parla chiaro e il comma 20, 11 e 12 delle unioni civili prevedono l’applicazione delle norme del matrimonio alle coppie di omosessuali per cui, di nascosto, si equipara l’unione omosessuale alla famiglia formata, come prevedono Costituzione e natura da due persone di sesso diverso, eterosessuali. Il Comma 20 prevede che si applicano alle unioni civili le disposizioni sui matrimoni. Nei Comma 11 e 12 si fa esplicito riferimento alla “vita familiare” e il Comma 13 è copia alla lettera gli Art 159 e 163 del Codice civile in materia di matrimonio, “Regime patrimoniale legale tra i coniugi”, e “Le modifiche delle convenzioni matrimoniali, anteriori o successive al matrimonio”, per il resto si rimanda alle disposizioni patrimoniali che si applicano alla famiglia (VERA).

Presi in giro, dunque i cittadini, da un PdC a cui premeva il “varo” di questa legge costasse quel che costasse e, soprattutto, da Alfano che, in questa sede, ha offerto una sfaccettatura un po’ prolicroma della sua personalità e della sua cultura.

Non si è capito se non è stato in grado di “decifrare” lo scritto sibillino di Renzi, che,  sotto l’apparente presa di distanza dal matrimonio, in realtà ne ha “ricopiato” tali e quali le norme di legge che lo regolavano, o se abbia voluto ripetere quello che è diventato un suo ipocrita “leit motive”, dichiarare di aver approvato la legge trincerandosi dietro al “paravento” di averlo fatto soltanto dopo avervi apportato delle modifiche, che non vi sono state apportate perché Renzi non glielo avrebbe concesso, oppure, ancora, nascondersi dietro di esso per avere una scusa con cui salvare la … poltrona.

Sta di fatto che, l’una o l’altra di queste situazioni, offendono profondamente i cittadini perché questi si sentono presi per imbecilli.

Inoltre l’aver dichiarato di “aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”, non aiuta Renzi a deresponsabilizzarsi su quanto deciso, ma soltanto ad inimicarsi questa chiesa (che di fatto, poi, è d’accordo…)

A valutare bene, prendiamo atto della straordinaria abilità del PdC di “destreggiarsi” fra posizioni ambigue, la qualcosa comunque dimostra intelligenza superiore alla norma, ma parimenti consideriamo che è squallido usare l’intelligenza per fregare l’elettore.

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