La rivolta dei Vassalli
Roma, 12 aprile – Premetto che non sono l’avvocato d’ufficio di “Forza Italia”, né, tanto meno, del suo fondatore e Presidente, Silvio Berlusconi, il quale sa difendersi da solo ed, all’occorrenza, può avvalersi di un collegio di legali tra i migliori dell’ordine degli avvocati d’Italia.
Chiaramente, l’età, le vicissitudini giudiziarie ed alcune discutibili decisioni, hanno acceso ed alimentato la rivolta dei “Vassalli” del suo partito, convinti di una personale autosufficienza o attratti da obiettivi ritenuti più importanti per la loro carriera politica.
È, però, anche vero che in politica, come in guerra, il “fine” giustifica sempre il “mezzo”, ma l’arroganza e la presunzione di ritenersi indispensabili di alcuni suoi vassalli o “scendiletto”, lasciano alquanto increduli e basiti.
È fuori dubbio che “Forza Italia” stia attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, caratterizzata da pretestuose scissioni, clamorosi abbandoni e fughe anche di elementi ritenuti tra i più affidabili e fidati.
Se le prospettive di rinascita fossero favorevoli ed incoraggianti, non ci sarebbe da stupirsi più di tanto, perché il tutto rientrerebbe nella logica ricorrente sia alla Camera che al Senato.
Infatti in questo relativamente breve scorcio di legislatura, sono già 280 i parlamentari che hanno cambiato casacca, ma per il partito dell’ex Cavaliere le possibilità di riaggregazione sembrano molto difficili e complicate.
Lo “smottamento” più devastante potrebbe essere provocato dagli aderenti e simpatizzanti dell’eurodeputato Fitto, (le notizie dell’ultima ora danno la “rottura già consumata”), colui che, di fatto, ha regalato la regione Puglia alla sinistra capeggiata da Vendola.
È bene ricordare che, all’epoca, la candidata di centro-destra, Adriana Poli Bortone, era largamente favorita e la sua elezione la davano per scontata anche i suoi avversari politici.
Invece Fitto si oppose in tutti i modi e le maniere, sia come ministro in carica, che come elemento molto rappresentativo nella Regione, col risultato che ancora oggi sta sotto gli occhi di tutti.
Uno degli errori madornali di Berlusconi è stato quello di permettere questo diktat, aggravato dalla circostanza che non ha accettato le dimissioni dello stesso Fitto che, intanto, aveva capito di aver causato un disastro ed aveva rimesso il mandato di Ministro per gli affari regionali, nelle meni del suo Presidente.
Ma l’addio più patetico che quantifica e qualifica l’ingratitudine di questo mondo, è stato quello di Bondi che si è trascinato dietro (o, forse, si è trattato del contrario), la propria compagna, Repetti, senatrice anche lei.
Si è trattato di un gesto non certamente nobile privo di qualsiasi forma di ortodossia etica e politica, perché le anomalie del partito potevano e dovevano essere corrette dall’interno, oppure, in subordine, andandosene sbattendo pure la porta, ma rinunciando al mandato parlamentare, perché entrambi sono stati eletti, (o nominati), sotto il simbolo del centro-destra con su scritto a caratteri cubitali, Presidente Berlusconi.
Hanno, invece preferito lasciare transitando nel gruppo misto del Senato e chissà che in qualche votazione importante non sosterranno gli eterni rivali del centro-sinistra.
I sondaggi relegano oggi “Forza Italia” al 4° posto dietro PD, M5S e Lega, ma non penso sia saggio vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato ed ammazzato.