Allarme per l’ emergenza climatica !!

Roma, 23 ottobre 2018 – Su “Il Fatto Quotidiano” di lunedì 22 ottobre, un interessante articolo di Luca Mercalli, ben noto metereologo, dal titolo: “Ci fumiamo il pianeta”… nel quale scrive che “Non c’è più tempo per capire che quella climatica è emergenza che riguarda anche i nostri nipoti…” Una emergenza ampiamente trattata nel bellissimo suo libro recentemente uscito per Einaudi da titolo:” Non c’è più tempo”; un viaggio per comprendere che quella climatica è un’emergenza di cui dobbiamo preoccuparci….” Con la rivoluzione industriale di un paio di secoli fa, tutto cambia (sostiene Mercalli): le macchine metteranno a disposizione enormi potenze positive ma anche distruttive… Ed è soprattutto il ‘900 a segnare l’irreversibilità dell’erosione delle risorse, la modifica dei suoi cicli bio-geochimici. Temi, questi, fondamentali per la nostra sopravvivenza… E (ora) chi ti arriva? Un Presidente americano che nel 2017 dice che sono tutte balle, e che bisogna continuare a far fumare carbone e petrolio, come prima più di prima! Posti di lavoro, dollari, sviluppo, crescita……”. Poi, l’autore fa rilevare che il clima nell’Italia del 2100 sarà di 8 gradi in più; la Pianura Padana come il Pakistan.” Se a livello planetario non si invertiranno i consumi riducendo le emissioni di anidride carbonica, nel 2100 in Italia la temperatura aumenterà di 8 gradi, la Pianura Padana avrà lo stesso clima del Pakistan e l’Adriatico salirà di un metro e mezzo. Venezia sarà sommersa con buona pace del Mose, ma anche Padova (2 metri sul livello del mare)… I carotaggi del ghiaccio del Polo Sud, spiega il climatologo torinese, indicano che 800.000 anni fa l’atmosfera terrestre aveva 180 parti di anidride carbonica per milione, prima della rivoluzione industriale il valore era di 280 e oggi con il costante impiego del carbone fossile che oltretutto rende acide le acque rischiando di condannare a morte la catena alimentare degli oceani, è di 410. Il caldo prodotto da questo aumento annuo di 2-3 parti di milione di CO2 ci ha fatto perdere in cent’anni metà dei ghiacci delle Alpi, ci porta verso un clima tropicale con nuove epidemie veicolate dalle zanzare tigre”. A livello globale il temporeggiamento dei governi non fa che aggravare lo scenario: “Non tanto per chi deve ancora nascere, ma per i nostri figli e nipoti, che saranno costretti a vivere in un mondo molto difficile” ha prosegue Mercalli, ricordando come tutte le conferenze sul clima osteggiate prima da Bush e ora da Trump (da Rio 1992 a Kyoto 1997 a Parigi 2015) siano di fatto rimaste solo lettere d’intenti senza modificare lo status quo. Se l’Unione Europea si mostra più sensibile di altre potenze, in Italia i buoni propositi espressi da chi vuole riqualificare per lo meno gli edifici per renderli meno “energivori”, si scontrano con ostacoli di non poco conto: “A parte la nostra legge sugli incentivi che è tra le migliori del mondo, gli ostacoli alla diffusione dei sistemi che rendano le case energeticamente autosufficienti dipendono soprattutto dallo Stato che, guadagnando sulla vendita di energia non li rende obbligatori, e ovviamente dai produttori di energia, dalle banche che non fanno credito per chi vuole investire in sistemi di risparmio energetico, da professionisti a volte non aggiornati, da mancanza di adeguata cultura sulla materia”. Altri aspetti elencati da Luca Mercalli per migliorare la vita dei terrestri riguardano l’esigenza di arrestare la crescita demografica (previste 9,5 miliardi di persone nel 2050), la riduzione degli sprechi che riducono le risorse, il bisogno di riconquistare la sobrietà senza pretendere sempre più di quello che si ha.

Da parte nostra, desideriamo attivare qualche spunto di riflessione sul gran tema dell’ambiente, quell’ambiente tutelato dalla nostra Costituzione, e per il quale si vede oggi una maggiore e migliore coscienza civica e sociale. Il buco dell’ozono, come ribadito da Mercalli, ha raggiunto ormai una estensione pari a tre volte quella degli Stati Uniti. Quel buco consente ai raggi ultravioletti di scaldarci il cervello. L’ozono, lo sappiamo, viene distrutto dai gas serra usati per la refrigerazione e propellenti per le bombole. Le prime limitazioni risalgono al 1987, però gli effetti sussistono anche se con taluni miglioramenti. L’effetto serra, cioè il riscaldamento della Terra, è un dato di fatto e verosimilmente è provocato dall’anidride carbonica, dai carburanti e dal carbone. Il migliore parametro di riferimento è l’osservazione dei ghiacciai, il più grande disgelo dalla fine della glaciazione. Lo spessore e la superficie del polo nord si stanno riducendo. Nel ‘900 i nostri ghiacciai alpini si sono ridotti del 50%. Il numero degli eventi meteorologici negli ultimi anni è balzato da 360 a più di 700 (così l’ONU). I grandi eventi alluvionali del mondo sono stati 6 negli anni ’50; 18 negli ’80; 26 negli anni ’90, oggi non se ne tiene più il conto. E lo constatiamo direttamente, purtroppo, molto spesso…..
Ciò è imputabile all’uomo ovvero alla natura? Certamente bisogna costruire una economia energetica pulita che ricavi l’energia dall’idrogeno. E su questo c’è ovviamente chi “storce il muso”.

Il primo metodo è estrarre l’idrogeno dal metano (che ha come sottoprodotto l’anidride carbonica). Ma il metano un giorno finirà.
Il secondo metodo è l’estrazione dell’idrogeno dall’acqua per elettrolisi, con grande consumo quindi di energia elettrica, prodotta dalla fusione nucleare o dagli idrocarburi o dal carbone, che sappiamo bene, inquinano. Un circolo vizioso!
L’energia nucleare allora? Ai posteri l’ardua sentenza! Del resto, alla luce degli ultimi eventi l’ipotesi nucleare è stata logica scartarla da molti.
Nel dissesto ambientale generale l’acqua è sempre più insufficiente. Oggi più di cinque milioni di persone muoiono ogni anno nelle zone ad alta povertà, per acqua contaminata. Nel 2025 si prevede che 2 miliardi di individui non disporranno di acqua bevibile. Poi, ancora nelle aree povere, muoiono 30 mila bambini al giorno, cioè 11 milioni all’anno. È indubbio che le organizzazioni internazionali e la politica degli Stati evoluti e industrializzati debbano farsi carico di tutto ciò. Se pensiamo che nel 1500 vivevano 500 milioni di persone; agli inizi del ‘900 1 miliardo e 600 mila; oggi ben 6 miliardi di persone affollano il mondo, con una previsione nel 2025 di 7 miliardi e nel 2050 di 10 miliardi, va da sé che anche questo tema oltremodo delicato andrebbe affrontato.

Volendo sdrammatizzare e strappare un sorriso, potremmo fare riferimento a Nostradamus che sul futuro del mondo era “oscurissimo..”; sentenziava che il mondo sarebbe finito quando la Pasqua sarebbe caduta di 25 aprile. Dal 1566, anno della sua morte, questa coincidenza è già avvenuta 4 volte. La prossima sarà nel 2038!
Ma in modo più ravvicinato possiamo contare sul Calendario Maja con scadenze più prossime. Invece il noto Malthus, alla fine del ‘700, nel suo “Saggio sulla popolazione”, scrisse che la popolazione nella sua crescita è frenata dal fatto che i poveri muoiono di fame, altrimenti sarebbe cresciuta raddoppiando ogni 25 anni, con progressione geometrica (1-2-4-8-16 ecc.). L’agricoltura invece, cioè il cibo, non poteva crescere che per progressione aritmetica (1-2-3-4-5 ecc.). Quindi auspicava la limitazione delle nascite. Va però considerato che Malthus scriveva prima della rivoluzione industriale, cioè prima della invenzione della macchina a vapore e di altre tecnologie che avrebbero incrementato l’agricoltura.
In verità, il primo ad interessarsi in tempi recenti del problema ambiente fu Aurelio Peccei con il Club di Roma, che sin dal 1972 segnalava l’imminente fine delle risorse naturali, soprattutto il petrolio. Quando uscì tale primo rapporto (interessante sull’argomento l’articolo recente su questa testata “Salvare il pianeta è ancora possibile“, di Franco Vivona), però, la popolazione mondiale era di 3 miliardi e 850 milioni. In meno di 40 anni è quasi raddoppiata.
Qualcosa però si muove!
Il Presidente USA Obama, appena eletto, ha fatto approvare dal Congresso una legge antinquinamento che imponeva la riduzione dei gas serra dell’85% entro il 2050. L’Unione Europea, invece, è favorevole alla formula del 20/20/20, vale a dire -20 di anidride carbonica; +20 di efficienza energetica; +20 di energie rinnovabili.
Concludendo, sarebbe auspicabile un principio di speranza, però ben preoccupati delle recenti decisioni del Presidente USA!

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