AUTORITRATTO DI LEONARDO: A ROMA LE OSSERVAZIONI DIAGNOSTICHE
Lo studio – conclusosi dopo un mese circa e realizzato da un’equipe di esperti dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario, centro di eccellenza del MiBAC – ha puntato a individuare lo stato di salute di quest’opera, considerata tanto dagli storici dell’arte quanto dal grande pubblico, uno dei capolavori di tutti i tempi.
Alla conferenza stampa hanno preso parte Antonia Pasqua Recchia (Segretario Generale Ministero per i Beni e le Attività Culturali), Alfonso Andria (Presidente Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali), Mario Turetta (Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte), Pasquale Muggeo (Comandante, Generale Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale), Maurizio Fallace (Direttore Generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il Diritto d’autore), Marco Filippi (Politecnico di Torino) e Maria Cristina Misiti (Direttore Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario).
L’incontro è l’ennesimo risultato raggiunto dalla preziosa sinergia che si è sviluppata intorno al genio rinascimentale in occasione della mostra di Torino e che ha visto collaborare Direzione Regionale del Piemonte per i Beni culturali e paesaggistici, Politecnico di Torino, Biblioteca Reale di Torino, Consorzio La Venaria Reale, Fondazione Intesa San Paolo e Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario. Grazie a questa comunità di intenti è stato, infatti, reso possibile un evento assolutamente straordinario: chiuso in una cassa ignifuga ammortizzata e capace di reggere temperature di 200 gradi, il disegno ha lasciato il Piemonte alla volta della Capitale per essere sottoposto a numerose indagini diagnostiche da tempo auspicate dal Direttore della Biblioteca Reale di Torino, che era stato confortato in proposito da numerose relazioni dei tecnici dell’allora Istituto di Patologia del Libro.
Diversi gli obiettivi delle analisi: non soltanto fare il punto sul foxing ma anche effettuare un’ispezione dettagliata della morfologia della superficie, mapparne le macchie, accertare la presenza sull’opera di minerali, studiare la natura del supporto e verificare se anche il recto del foglio riservasse sorprese.
Biologi e chimici, che hanno indagato ogni millimetro del disegno eseguito con la sanguigna (costituita da ematite, un minerale ferroso con cui è possibile tracciare segni rosso sangue), sono stati anche impegnati nell’analisi dedicata alla composizione della carta, così come a reperire indicazioni sulla sua provenienza e a studiare il tratto esile ma puntiglioso del genio leonardesco. «Stando a quanto emerso dalle analisi – ha dichiarato Maria Cristina Misiti, Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario, commentando i risultati delle stesse – l’opera risulta gravemente malata».
Il lavoro di Leonardo presenta, infatti, diffuse macchie di foxing, che rappresentano la principale ipoteca sulla sua conservazione. Sono state proprio queste ossidazioni chimico-biologiche dalla caratteristica pigmentazione bruno-rossastra o bruno-giallastra a provocare la corrosione delle fibre di cellulosa e un conseguente indebolimento del supporto. Attraverso la spettrometria da fluorescenza X sono stati, invece, riscontrati particolari segni di colature; mentre le analisi biologiche hanno evidenziato la presenza di spore di muffe probabilmente antiche e di deiezioni di insetti che eventualmente, in futuro, saranno asportate con un apposito intervento.