Oggi scomponiamo l’atomo nei suoi componenti più infinitesimali e giungiamo all’origine dell’energia, e siamo in grado di registrare, proveniente da un lontanissimo passato remoto, in cui il tempo non esisteva ancora, il rumore dell’esplosione del “Big-Bang”, evento cui la scienza attribuisce la nascita o la formazione del “nostro” universo.
Per parlare degli “altri” universi, dovremmo cominciare a viaggiare nel tempo e questo, alla tecnologia di cui disponiamo, non è ancora possibile.
È fantascienza questa? Fino a qualche decennio fa poteva essere considerata tale, ma oggi, alla luce delle ultime scoperte, specialmente del CERN, dobbiamo aprire gli occhi su una affascinante, anche se mostruosa e terrificante, realtà. L’universo, il cosmo, non è “finito” e non corrisponde alla descrizione fattaci sessanta anni or sono alla scuola elementare e, poi, alla media. Esso non è vuoto ma è pieno, anzi, è costituito di una fonte inesauribile di energia, per l’appunto definita “cosmica”, che gli scienziati del C.E.R.N. stanno tentando di “catturare” tecnologicamente.
Per renderci conto di questo concetto, non facilmente recepibile, basti pensare ai raggi del sole. I raggi del sole, per arrivare sulla Terra, e su tutti gli altri pianeti che formano il Sistema Solare, e per varcare i confini di questo sistema, hanno bisogno di un mezzo di “trasporto”; questa particolare dimensione di energia di cui è costituito il cosmo, l’energia cosmica, costituisce questo “mezzo di trasporto”.
Su questo argomento, Fabiola Gianotti, direttrice del C.E.R.N. di Ginevra, quando è stata ospite a “Porta a Porta”, è stata molto chiara ed esauriente. Noi conosciamo soltanto il 5% dell’universo e l’istituto che lei dirige, sta lavorando per aumentare questa percentuale di conoscenza. Alla luce di questi elementi sappiamo che il 95% dell’Universo…sfugge alle nostre conoscenze…non lo conosciamo…è molto difficile entrare in questo concetto (dovremmo entrare nella Fisica Quantistica) per cui su questo argomento è meglio fermarci qui e a questa forma di energia in assenza della quale, non sapremmo nemmeno della sua esistenza e che ci reca la presenza di corpi celesti anche alla distanza di miliardi di anni luce, e ai corpi celesti captati con i radiotelescopi e con gli esami spettroscopici… Forse non è poco per la gente comune, ma ad esprimere e definire questo concetto è stata una scienziata.
Bene; questo, comunque, ci fa capire che il Cosmo è tanto esteso che con i più moderni mezzi della nostra tecnologia arriviamo a penetrare solo il 5% dei suoi segreti; per superare questo confine entreremmo nella dimensione “tempo”. In questo restante 95% , letterariamente e fantascientificamente, possiamo metterci ti tutto e di più e vi hanno sede anche gli alieni.
In una pagina non identificata dell’Internet, in data 22 settembre 2015, appare un articoletto destinato, nell’intenzione dello scrivente, a fare molta sensazione.
“Gli alieni esistono ma gli uomini non riescono a captare i loro segnali”. Il concetto, se non altro, è “logico”. Seguono una sintetica spiegazione del sistema tecnologico dell’umanità, ancora a livello primitivo e valido più per “giocare” che per “comunicare” nell’infinità del tempo cosmico, rilasciata dalla dottoressa Nathalie Cabrol del Seti Institute della California in un’intervista al Daily Mail. L’articolo ha pretese scientifiche se non fosse che ad una ricerca nell’Internet, questo istituto della California, si rivela nient’altro che un istituto che si occupa di…ufologia…
Bene; lontani dal contrastare la libera fede nella esistenza di forme di vita oltre a quella terrestre e al di là del Sistema Solare, destinate anche ad alimentare la fantasia popolare, riferisco un caso capitatomi una quarantina di anni or sono. Ero convenuto, con altri ospiti interessati ed esperti di un argomento di aeronautica militare, e invitato da uno degli relatori, un “controllore di volo” dell’aeroporto di Ciampino, ad una conferenza divulgativa. Terminata questa, mi è capitato di scambiare qualche opinione con il controllore di volo, che ha raccontato a me e a quanti erano interessati, una cosa molto significativa e importate capitata a lui, tempo addietro, durante il suo servizio. Una notte, gli era capitato di vedere, alla fine di una pista, le luci di un velivolo non identificato, fermo e, apparentemente, “in attesa”. A varie interrogazioni via radio esso non aveva risposto; poi, improvvisamente, era arretrato dalla sua posizione ed era scomparso nella distanza e nella oscurità ed era scomparso anche ai radar. Il “controllore di volo” ha dovuto fare, di prassi, il suo rapporto all’allora DIGOS specificando che il velivolo “visto” non corrispondeva ad alcun tipo di velivolo da trasporto civile o militare conosciuto e si è meravigliato notevolmente, quando la DIGOS ha tentato di mettere, in questa dichiarazione, che poteva trattasi di un apparecchio di linea fermo sulla pista per una ragione al momento inspiegabile e che lui, date particolari condizioni di visibilità, non lo avesse riconosciuto. A questo tentativo, questo signore ha rifiutato qualsiasi “compromesso” di questo genere specificando che lui, data la professione che esercitava, tutti i velivoli di linea e militari, prima ancora che con gli strumenti di rilevamento, era come se “li sentisse a fiuto”, per cui nessuno poteva insegnargli alcunché in merito e distorcere una sua dichiarazione di quanto aveva visto con pretestuose e strumentali ipotesi di confusioni.”
Il conoscere questo avvenimento mi ha cambiato profondamente alcuni modi di inquadrare il problema di come “vedere” l’”esistenza” degli extraterrestri che anche io avevo e mi ha formato una opinione, che è diventata ferma convinzione, che, al di là del ”conosciuto”, “esiste” “qualche altra cosa” che “determinati” poteri, o “interessi”, hanno interesse (scusate il bisticcio di parole), a non divulgare e non rendere pubblica per fini che non conosciamo.
Certamente non alimenterei o avvalorerei le ipotesi dei “marziani” o degli alieni che lascerei, per il momento, alla libera fantasia popolare e alla letteratura fantascientifica, ma non per escluderne aprioristicamente la possibilità, bensì per prudenza perché, in quel caso ci troveremmo a competere di forme di tecnologia molto diverse dalla nostra e che non conosceremmo assolutamente, e penserei, piuttosto, a sofisticate apparecchiature militari o paramilitari dalla tecnologia “avanzata” che le potenze detentrici non vogliano rendere pubbliche per la sicurezza propria, o per averne, in casi eccezionali, la priorità e l’esclusiva dell’uso o per affermare una sorta di proprio potere, o perché tutto il resto del mondo sarebbe ancora impreparato a recepirle.
Si tratterebbe di una sorta di fantapolitica ma, questa, considerato il periodo storico che stiamo attraversando, sarebbe molto più attendibile degli alieni.