Nell’ Antico Egitto, in epoca tardo Neolitica e nel periodo Predinastico (tra il 4500 e il 3100 a.C.), i resti mortali, avvolti in bendaggi, venivano esposti all’aperto dove, il clima secco e la sabbia del deserto, li disidratavano in modo naturale.
Le prove scientifiche delle prime pratiche funerarie di mummificazione compiute attraverso l’uso di resine naturali, fanno risalire alcuni casi alla fine dell’Antico Regno (2200 a.C. circa), pratica poi diffusa durante il Medio Regno (2000-1600 a.C.).
Recenti studi condotti dalle Università di York, Macquarie e Oxford hanno, invece, scoperto che, i riti per l’imbalsamazione sono da retrodatare di 1500 anni. A confermarlo le analisi chimiche effettuate sulle bende funerarie delle mummie risalenti al 4500-3350 a.C. e ritrovate in una delle più antiche necropoli egizie, quella di Mostagedda (o Mustagidda), sita nella parte meridionale della Valle del Nilo.
Infatti, attraverso la cromatografia-spettrometria di massa è stata rivelata la presenza di olii vegetali e grassi animali, resine di conifere, zuccheri, petrolio naturale, estratti aromatici vegetali e agenti antibatterici, gli stessi utilizzati e rinvenuti sui bendaggi di mummie risalenti a 3000 anni dopo.