È stata creata per la prima volta una cellula in laboratorio capace di autoreplicarsi: si apre una nuova era nella biologia.
(Piero Benedetti – Gabriella Di Luzio)
È vita artificiale, seppure prodotta con elementi biologici, dichiara a La Stampa Piero Benedetti, professore di biologia molecolare allUniversità di Padova.
“Una cellula che cambia la definizione di ciò che si intende per vita… Questa è la prima specie autoreplicante esistente sul pianeta Terra il cui padre è un computer“,così Craig Venter, lo scienziatoamericano che nel 2000 perprimo ricostruì il genoma umano,ha definito il risultato dellaprima cellula artificiale costruitain laboratorio.
“Una cellula che cambia la definizione di ciò che si intende per vita… Questa è la prima specie autoreplicante esistente sul pianeta Terra il cui padre è un computer“,così Craig Venter, lo scienziatoamericano che nel 2000 perprimo ricostruì il genoma umano,ha definito il risultato dellaprima cellula artificiale costruitain laboratorio.
È il primo passo verso la vita sintetica, è la prima cellula sintetica. Sappiamo che le cellule sono costituite da un guscio, la membrana, che racchiude diversi importanti organelli e, al suo centro, il nucleo, un lunghissimo filamento di Dna in cui sono racchiuse le informazioni che sono alla base della vita cellulare e di quella degli organismi.
Venter e il suo gruppo di ricercatori non ha costruito per intero una cellula batterica ma ha sintetizzato il suo nucleo grazie a macchine sempre più veloci e potenti, facendo a pezzetti le sequenze di basi o “lettere” che formano il codice genetico di un batterio, poi assemblandole fino a creare un genoma di oltre un milione di paia di basi.
Venter e il suo gruppo di ricercatori non ha costruito per intero una cellula batterica ma ha sintetizzato il suo nucleo grazie a macchine sempre più veloci e potenti, facendo a pezzetti le sequenze di basi o “lettere” che formano il codice genetico di un batterio, poi assemblandole fino a creare un genoma di oltre un milione di paia di basi.
Il fatto nuovo è che il genoma batterico costruito in laboratorio non corrisponde a quello naturale perché vi sono state aggiunte nuove sequenze, “parole” che non esistono nel batterio originario. È stata cioè prodotta una nuova forma vitale, in grado di moltiplicarsi.
Il risultato apre una nuova frontiera, sia nellambito della filosofia che in quello della biologia.
Il confine tra naturale e artificiale è infatti sempre più labile.
La possibilità di costruire in laboratorio cellule batteriche apre la strada alla produzione di microrganismi in grado di sintetizzare medicinali, di svolgere un ruolo anti inquinamento.
Il confine tra naturale e artificiale è infatti sempre più labile.
La possibilità di costruire in laboratorio cellule batteriche apre la strada alla produzione di microrganismi in grado di sintetizzare medicinali, di svolgere un ruolo anti inquinamento.
I non addetti ai lavori penseranno che venga percorsa una strada “alla Frankenstein”, che qualcosa possa sfuggire di mano ai biologi, ma in realtà si parla di microrganismi in grado di potenziare le nostre capacità tecnologiche.
È interessante la posizione della Chiesa: il card. Bagnasco, presidente CEI, ha affermato che “la creazione della cellula artificiale è segno della grande intelligenza dell’uomo, dono di Dio.”
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