Per la pagina di scienza ci occupiamo di un argomento di grande attualità in Italia in queste settimane: il rischio geo-idrologico, riportando integralmente una nota predisposta dal Dott. Fausto Guzzetti, Direttore f.f. del CNR-IRPI.
Gli eventi di frana e di inondazione di questi ultimi giorni hanno riportato alla ribalta dei media il problema del dissesto idrogeologico. Le domande che ci vengono poste sono sempre le stesse. Sono eventi che si potevano prevedere? Esistono responsabilità? E possibile limitare gli impatti di tali eventi? Cosa si deve fare? Vale la pena ricordare che frane e inondazioni, come la maggior parte dei fenomeni naturali, sono appunto del tutto naturali, e contribuiscono a scolpire il paesaggio italiano così come noi lo conosciamo. Il problema si pone quando frane e inondazioni interferiscono con la sfera degli interessi e delle attività umane: le persone, gli edifici pubblici e privati, le infrastrutture, ma anche i beni culturali, e il patrimonio agricolo e forestale. In questi casi il danno prodotto da frane e da inondazioni può essere molto rilevante.
Quel che è indubbio è che un più adeguato utilizzo del territorio può ridurre gli effetti anche tragici degli eventi di frana e di inondazione. Veniamo da un lungo periodo di scarsa o totale mancata attenzione allutilizzo del territorio. Sistemare le cose adesso è certamente possibile ma costoso e, soprattutto richiede uno sforzo di lungo periodo.
In questo campo, non esistono scorciatoie o soluzioni miracolistiche.
Quel che è interessante è che in Italia è particolarmente elevato limpatto che le frane e le inondazioni hanno sulla popolazione.
LIstituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ha prodotto un catalogo di eventi di frana e di inondazioni storiche in Italia. Il catalogo unico per completezza e copertura temporale ha permesso di definire i livelli di rischio da frana e da inondazione a cui è soggetta la popolazione Italiana, come pure di identificare hot spots, ossia are del paese maggiormente soggette a fenomeni franosi e dinondazioni con conseguenze potenzialmente fatali. Analizzando la parte del catalogo che copre il periodo più recente, fra il 1950 al 2008, emerge come vi siano state almeno 6380 vittime (morti, dispersi, feriti) per frana, e almeno 2699 vittime di inondazioni. Nel periodo considerato, tutte le regioni italiane hanno subito vittime per frana o per inondazione.
Le regioni più esposte al rischio da frana per la popolazione sono state il Trentino Alto Adige (675 vittime dovute a 198 eventi franosi), la Campania (431 vittime in 231 eventi), la Sicilia (374 vittime in 33 eventi), e il Piemonte (252 vittime in 88 eventi). In Veneto, il solo evento del Vajont del 9 ottobre 1963 causò oltre 1900 vittime. Le regioni più esposte al rischio da inondazione per la popolazione sono state il Piemonte (235 vittime in 73 eventi alluvionali), la Campania (211 vittime in 59 eventi), la Toscana (456 vittime in 51 eventi), e la Calabria (517 vittime in 37 eventi).
Il CNR IRPI oltre a produrre ricerca innovativa sui processi di base che controllano e caratterizzando i fenomeni di dissesto geo-idrologico, lavora per definire metodi, strategie e strumenti utili alla previsione degli eventi, per la valutazione della vulnerabilità, e per la mitigazione del rischio da frana e da inondazione.
Per il Dipartimento della Protezione Civile, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, IRPI sta sviluppando un sistema prototipale per la previsione di frane indotte dalle precipitazioni, sulla base di soglie di pioggia e di misure e previsioni quantitative della precipitazione. Il CNR IRPI ha anche messo a punto metodologie per la definizione e la mappatura del rischio da frana e da inondazione a differenti scale geografiche, da quella nazionale a quella locale.
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